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Cultura

Soffrire per concepire

today7 Novembre 2019

Background
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Durante la lettura si consiglia il brano: “Shine on you crazy diamond – Pink Floyd

Spesso la sofferenza è vista come elemento che annichilisce e offusca l’attività cerebrale impedendo di dare sfogo al proprio estro perché troppo impegnati a cercare di capire come uscire dal buco nero. Spesso si pensa questo, ma non è sempre così. È il caso di Alda Merini.

Il 1 novembre è stata la ricorrenza della morte dell’immensa poetessa milanese, ormai avvenuta 10 anni fa. Non c’è stata occasione più adatta per ricordare tale genio, quelle parole impregnate di sofferenza, ma che allo stesso tempo gridavano aiuto ai meccanismi di una società sbagliata provocando sofferenza nelle anime più fragili.

Alda Merini nasce a Milano nel 1931. A causa della guerra affronta da subito la sofferenza dovuta alla povertà, la stessa povertà che le ha permesso di conoscere il marito e padre delle sue figlie. La poetessa ha sempre amato quest’uomo semplice e concreto che non accettava la sua passione per la poesia, che la picchiava quando era ubriaco o geloso. Tale relazione ha fatto sì che la donna cadesse in depressione alternando periodi di internamento in manicomio a periodi di libertà in cui ha concepito le sue quattro figlie. Quando usciva tentava di raccontare in versi i maltrattamenti subiti quando era ricoverata e le ragazze stuprate che poi venivano definite matte. Oltre agli abusi ha dovuto vivere anche la sofferenza di non potersi prendere cura delle proprie figlie, che oggi la ricordano come una donna eccezionale, perché definita psicolabile. La sua è quindi una poesia del dolore ricca di slanci verso la gioia di vivere.

L’autrice italiana Dacia Maraini ha affermato:

Il suo rapporto con la realtà che la circondava era speciale. Pur avendo un senso profondo della realtà, tra lei e quella convenzionale c’era un baratro profondo. È davvero un miracolo che tanta sofferenza non l’abbia schiacciata, ma che sia stata invece per lei fonte delle sue poesie. Una donna geniale, un’incompresa, lo ripeto, non c’è da aggiungere altro.

Dacia Maraini

Written by: Chiara Toti

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