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Il Giappone è una delle terre più affascinanti e misteriose che io conosca. È uno di quei posti che vorrei visitare per scoprire com’è, ma al tempo stesso non saprei davvero cosa aspettarmi. Sicuramente è di un luogo pieno di sorprese, ma anche ricco di particolarità che possono strappare un sorriso. Si tratta, infatti, di un Paese che si basa su dei valori saldi e ben radicati. Primo tra tutti, il rispetto per gli altri.
All’interno dei vari contesti in cui si trovano, gli abitanti di questa Nazione tendono sempre ad essere molto cordiali e a tener conto non solo delle proprie esigenze, ma anche di quelle degli altri. La parte più bella consiste nel fatto che è proprio la scuola il luogo in cui i bambini imparano ad applicare queste regole, apprendendo, così, non solo nozioni manualistiche, ma anche il rispetto per il prossimo, l’altruismo e l’uguaglianza.
Il sistema scolastico giapponese ha diversi pregi indiscutibili. Il concetto che la scuola trasmette con più forza agli studenti è quello di comunità. L’attenzione non va rivolta unicamente a sé stessi, al proprio ego e alle proprie esigenze, ma le intenzioni di ognuno dovrebbero essere volte al benessere comune. E direi che, nella nostra società, un po’ di collaborazione e solidarietà non nuocerebbe affatto. Anche perché, parliamoci chiaro, il concetto di comunità si trova solo nei dizionari. Per sviluppare una capacità del genere, naturalmente, vengono promosse alcune attività che hanno proprio questo scopo. Esempio pratico: non è una ditta esterna a pulire le aule, ma gli studenti stessi.
Organizzano dei turni – questo già la dice lunga sulla loro responsabilità, visto che noi non riusciamo nemmeno a programmarci le interrogazioni – nei quali, alternandosi, a tutti spetta il compito di fare ciò che viene considerato “bene comune”. Ma il rispetto non viene applicato solo nei confronti delle persone, perché anche la natura riveste un ruolo importante. Fin dalle elementari, infatti, i bambini coltivano nell’orticello della scuola o allevano animali di piccole dimensioni – invece delle ore che ho passato a studiare i sumeri, questo mi sarebbe di sicuro piaciuto di più! -, per essere educati fin da piccoli a temi come il riciclo e l’importanza di trattare con cura l’ambiente.
Un altro elemento diffusissimo all’interno del sistema scolastico giapponese è l’uniforme, che è considerata fondamentale. Infatti, il suo fine è quello di unificare e eguagliare – nel senso di “mettere sullo stesso piano” – gli studenti, per favorire l’integrazione di tutti e l’amicizia. Inoltre, lo scopo dell’uniforme è anche quello di far capire ai ragazzi che non si trovano a casa, ma in un contesto diverso, in cui è necessario seguire delle regole, anche di abbigliamento!
Tra le tante informazioni che ho scoperto del sistema scolastico giapponese, in particolare mi ha colpito l’esistenza delle juku. L’idea nasce per aiutare gli studenti a rimettersi in pari con i passaggi persi del programma: si tratta di una sorta di scuola di ripetizioni, in cui vengono approfondite alcune conoscenze e competenze dello studente. Le lezioni, tuttavia, sono prevalentemente serali e terminano attorno alle 23. Il fatto che mi ha sconvolto è che, chi frequenta questi corsi, arriva ad un totale di 12 ore scolastiche giornaliere e ci sono anche dei bambini che partecipano a questa iniziativa. La domanda sorge spontanea: è vero che recuperare o approfondire un determinato argomento è una scelta volontaria, eppure arrivare a 12 ore di scuola non è forse eccessivo?
Chiaramente, se un alunno ha piacere mentre si trova a studiare un determinato argomento, è una grande opportunità. Ma se invece la ragione per cui persino gli alunni delle elementari studiano 12 ore al giorno è l’ansia per i test, allora c’è qualcosa che non va. Chiaramente, la ragione varia da persona a persona, la cosa importante è che non si vada mai ad oltrepassare il limite.
In generale il sistema scolastico giapponese è pieno di curiosità uniche e fondato su sani principi. Questi sono elementi che giocano senza dubbio a suo vantaggio e da cui, tutto sommato, si potrebbe tranquillamente prendere spunto!
Written by: Benedetta Bini
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