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Negli ultimi anni, il sistema scolastico finlandese è stato sotto i riflettori di moltissimi Paesi, per la sua diversità e innovazione rispetto alla classica concezione che si ha della scuola. Ha rappresentato – e tutt’ora rappresenta – una vera e propria svolta nell’ideale che tutti noi abbiamo quando pensiamo ad un qualsiasi modello didattico. Attenzione, però: come per ogni cosa, non ha potuto mettere d’accordo tutti, nel senso che, sebbene sia stato elogiato e apprezzato da molti, altri si sono trovati a criticarlo. Oggi cercheremo di dare una panoramica abbastanza ampia di questo tipo di sistema scolastico, in modo che ciascuno, grazie a questa infarinatura, possa capire al meglio qual è il suo pensiero.
Il sistema scolastico finlandese è considerato uno dei migliori del mondo, secondo la ricerca PISA – programma per la valutazione internazionale degli studenti – in collaborazione con l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Insomma, diciamo che è un modello ben visto e imitato, anche da alcuni nostri vicini, proprio per gli ottimi risultati prodotti finora. Le peculiarità di questo sistema è l’assenza dei voti nella prima parte del percorso educativo. La conseguenza è, chiaramente, un’ansia minore e una mancanza di competizione. La scuola finlandese, in generale, si trova a prediligere la cooperazione piuttosto che la competizione al voto più alto.
Gli studenti, inoltre, cominciano la scuola obbligatoria un anno dopo noi italiani, quindi all’età di 7 anni. Lo scopo di tutte queste misure è quello di rendere il più piacevole possibile lo stare a scuola. Ma anche a casa! Infatti, i compiti sono pochi, e la maggior parte di essi vengono svolti durante l’orario curricolare, in modo che, terminata la giornata scolastica, i ragazzi si possano dedicare interamente ai loro hobby e passare del tempo con amici e famiglia, che non vanno mai trascurati.
Ci sono, però, delle paure che sono generate da questa innovazione così significativa. Il dubbio più ricorrente è, ad esempio, che gli studenti perdano l’interesse e la voglia di dedicarsi allo studio. Non avendo l’ansia delle valutazioni e un carico di esercizi minore, il timore è quello che un alunno svogliato lo diventi ancora di più. Occorre ricordare, però, che nessuna delle regole adottate serve a demotivare lo studente, ma il contrario! Tutto questo è volto non solo ad aumentare l’interesse dello studente per le discipline, ma soprattutto a renderlo vero, non solo finalizzato ad un obiettivo numerico, ma a qualcosa di più profondo. Dovrebbe stimolarci a voler scoprire davvero il mondo, con impegno e curiosità.
È legittimo avere dei dubbi su questa modalità diversa di fare scuola, perché è chiaro che, come in ogni cosa, non può avere il medesimo effetto su tutti coloro che lo sperimentano. Ci sarà sempre chi ne gioverà di più e chi meno, ma non dimentichiamo che, soprattutto sotto certi punti di vista, potrebbe offrire degli spunti interessanti. Se c’è qualcosa che non piace, rivisitarla e ritoccarla può essere utile e formativo per tutti, grandi e piccini!
Written by: Benedetta Bini
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