Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “1984 – Eurythmics“
In Florida, per poter proseguire con le indagini di un omicidio di una donna, un giudice ha richiesto le registrazioni di Alexa, un assistente virtuale.
L’assistente di Amazon Echo è il primo a dover testimoniare in un processo: difatti il giudice ha richiesto le registrazioni vocali effettuate dall’altoparlante come prova poiché Sylvia Galva Crespo, la donna di 32 anni uccisa, ed Adam Crespo, marito della vittima di 43 anni e primo sospettato, vivevano da soli. L’uomo si continua a proclamare innocente, ma le prove in possesso di Alexa potrebbero smentire tutto.
Questo processo scopre il velo che tutti sapevano esserci e nessuno voleva ammettere ci fosse: la presenza di queste tecnologie ha annullato la privacy. Come nel libro “1984” di George Orwell, la nostra realtà è totalmente monitorata da questi apparecchi elettronici e il concetto di privacy va sbiadendo, nonostante un portavoce della Amazon abbia proclamato che:
La società non divulga le informazioni dei clienti in risposta alle richieste del governo, a meno che non siamo tenuti a farlo per rispettare un ordine legalmente valido e vincolante.
Rimane preoccupante anche il solo sapere che tutto ciò che viene detto in presenza di questi assistenti venga registrato e conservato in una banca dati.
In casi come questo ciò può tornare utile, ma rimane inquietante e ci si sente nudi al solo pensiero, come è possibile non sentirsi spiati dopo tale notizia?
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