L’efficacia di un farmaco o di un trattamento medico è il risultato di due componenti:
– il principio attivo
– il contesto, ovvero le parole usate dal dottore, la forma e il colore della pillola, il camice, il lettino ecc.
Quando si sostituisce il farmaco con un placebo, cioè una sostanza priva del principio attivo, come può essere un bicchiere di acqua e zucchero, rimane l’effetto degli elementi del contesto.
Se questi elementi sono positivi, la persona crede nell’efficacia della cura e si aspetta di guarire.
Le aspettative positive innescano dei cambiamenti neurobiologici che portano al miglioramento dei sintomi.
Più la patologia è collegata ad aspetti psicologici, più l’effetto placebo è grande.
Per esempio, il dolore è una sensazione soggettiva, molto influenzata dalla mente. In questo caso, dopo che si assume il placebo:
➡️ l’attività cerebrale della corteccia cingolata anteriore, prefrontale dorsolaterale e della sostanza grigia periacqueduttale aumenta;
➡️ i sistemi degli oppioidi, endocannabinoidi e della dopamina si attivano;
➡️ vengono coinvolti gli ormoni prosociali, ovvero la vasopressina e l’ossitocina.
Tutto questo contribuisce a fare provare meno dolore, con un vero e proprio effetto analgesico.
E voi, avete mai provato questo effetto formidabile del sistema nervoso?
Di Andrea Valitutti
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