Durante a lettura si consiglia l’ascolto del brano: ” Afraid To Be Myself – JEB x JULES”
L’amore sboccia tra persone, non tra sessi. Perché porsi dei limiti?
David Leavitt
Il 25 aprile e il Primo maggio sono due importanti date nel nostro paese, che generalmente vengono festeggiate nelle piazze, ma non quest’anno no. Proprio quest’anno sorgono i problemi dei Pride, poiché è nelle piazze e nelle strade che vengono rivendicati i diritti della comunity lgbt+.
L’attraversamento dello spazio pubblico, la trasformazione del proprio corpo, il travestitismo, sono tutte cose che difficilmente si possono riprodurre lontano da una manifestazione. A me viene tolto un Pride dopo che ne ho fatti una trentina, ma per un giovane vuol dire interrompere, ritardare quel processo di coming out, di uscita dall’armadio di cui il Pride è stato, per molte e molti di noi, un passaggio fondamentale
Vincenzo Branà
Molti Pride italiani hanno già scelto di darsi appuntamento all’anno dopo, altri valutano rinvii, come deciso da Madrid, uno dei maggiori appuntamenti europei che, nell’annunciare il fermo solo temporaneo, ricorda le fasce più deboli che più di altre sono colpite dalla crisi sanitaria: i giovani che vivono in famiglie omofobiche, le lavoratrici e i lavoratori del sesso e le persone sieropositive.
Molte associazioni, vista l’emergenza, si stanno adoperando per aiutare la comunity, con raccolte fondi, come sta facendo All Out per Quore, o attivando sportelli di sostegno, come Famiglie Arcobaleno.
Il movimento delle bandiere nere in Israele, del resto, ha mostrato un nuovo modo di scendere in piazza, tutti distanti due metri uno dall’altro. Ma non si avverte, così, il senso della comunità, il contarsi, ma anche il mischiarsi dei corpi che è uno degli incentivi dello scendere in piazza: mostrare che non è la lotta di un singolo individuo, ma molto, molto di più.
Cosa pensate di tutto questo?
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