Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Un grande salto” – Raf
Ah, quante volte saltiamo. Non troppo spesso, in realtà. O quantomeno, molte meno volte di quelle in cui usiamo la parola salto. E’ un termine che forma davvero moltissimi modi di dire nella nostra lingua.
Crea, infatti, moltissime espressioni non legate al normale significato di “movimento fisico che si ottiene usando i muscoli delle gambe per sollevarsi per poco tempo dal terreno”.
Per esempio, quando andiamo di fretta, riusciamo solo a fare un salto in un determinato posto, senza rimanerci chissà quanto tempo.
Per fortuna, in altre occasioni, andiamo un po’ più con calma. In quei casi, magari, andiamo a fare quattro salti in un certo luogo. Ci dedichiamo ad un’attività per un po’ di tempo, non di frettissima, ma nemmeno con troppa calma. Mica mille salti, ma nemmeno uno solo. Quattro. Un po’.
Capita anche che dobbiamo buttarci in situazioni nuove, rischiare. Chi non risica non rosica. E allora facciamo un salto nel vuoto. Sperando che sotto il burrone ci sia un materasso che attutisca la caduta.
A volte, poi, usiamo questa parola in espressioni relative allo “staccarci da un impegno”, come saltare scuola, oppure far saltare tutto.
Con il nostro vocabolo possiamo anche esprimere la differenza che stacca una cosa da un’altra: c’è un bel salto tra una macchina ed una macchina di lusso, ad esempio. La mia automobile, infatti, funziona solo a intermittenza, a volte si e a volte no: va a salti.
Ad ogni modo, il termine sarà utilizzato spessissimo oggi su voicebookradio.com, dato che questo è il tema odierno: andate a sentire cosa salterà in testa ai nostri speaker.
Insomma, abbiamo visto che non serve fare i salti mortali per scoprire quante volte il nostro vocabolo crea espressioni particolari.
Alla prossima parola!
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