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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “S.O.S. – Indila”
Oggi, ma nel 1791 -quindi non proprio oggi oggi– nasce Samuel Morse,
un pittore che rivoluzionò totalmente il modo di comunicare.
Un pittore?
Si, la persona di cui parleremo oggi, e che spero molti di voi abbiano collegato
alla sua invenzione –altrimenti aprite i libri e fatevi una cultura– era prima di tutto un pittore.
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La Vita
Visto che sono di animo clemente ho scritto la traduzione del sottotitolo.
Anche se in realtà non voglio parlarvi della sua vita –sarebbe scontato-. Voglio raccontarvi un episodio della vita di Samuel Finley Breese Morse. 
L’episodio che diede inizio alle sue invenzioni.
Ci troviamo a Washington DC, ma non è la città che conosciamo noi oggi. È la città che Sam conobbe nel 1825, mentre dipingeva un ritratto a Lafayette.
Mentre i colori si mescolano sulla tavolozza e sulla tela, un cavallo viaggia verso il pittore ignaro, concentrato solo sulla sua opera.
È proprio con l’arrivo del cavallo, e del messaggio che questo portava che Sam scopre che la moglie, che ama profondamente, è gravemente malata e ricoverata. Una notizia del genere manderebbe in panico chiunque, ma il pittore non ha nemmeno il tempo di pensare a partire che il giorno dopo lo raggiunge un altro telegramma, più spiacevole del precedente.
La moglie è morta.
Straziato dal dolore, Samuel lascia incompiuto il ritratto e corre a New Haven.
Riuscite a vedere la scena?
Samuel che arriva tutto affrettato a casa e quando chiede di vedere la moglie, beh, si trova davanti ad una lapide.
Non solo l’uomo non sapeva delle condizioni della moglie, ma non riuscì nemmeno ad arrivare in tempo per il funerale.
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Invenzioni
È proprio quello che questa dolorosa vicenda porta.
Morse è devastato dal dolore e cerca di trovare un modo perché queste cose non accadano più, perché il tempo per ricevere i messaggi sia minore.
È stata effettivamente questa la causa dei ritardi di Morse: lui non sapeva, ma non perché non gliel’avessero scritto, ma perché il messaggio non è arrivato in tempo.
Così nel 1832 mentre viaggia verso l’Inghilterra, Morse conosce Charles Thomas Jackson, uno studioso di elettromagnetismo. E così pochi anni più tardi riesce a creare il primo Telegrafo a filo singolo, un’invenzione alla base dei moderni metodi di comunicazione. 
Ma ovviamente c’era bisogno di un alfabeto trasmissibile con impulsi elettrici, ed ecco la nascita dell’alfabeto, o codice, Morse.
A differenza del codice binario, che utilizzano anche i computer, il Codice Morse ha 5 elementi:
- il punto
- la linea
- l’intervallo breve, ovvero lo spazio tra linee e punti
- l’intervallo medio, lo spazio tra le singole lettere
- l’intervallo lungo, quindi lo spazio tra le parole.
Mi ricorda quando in primo liceo l’insegnante di latino ha provato ad insegnarci la differenza tra gli accenti sulle “e”.
Per convertire il Codice in uno di quelli binari, il Codice Morse Internazionale non usa gli intervalli. Del resto, non è da sorprendersi che esista, visto che subito dopo l’invenzione, le creazioni di Samuel Morse divennero molto utilizzate.

Ormai questo codice non si usa quasi più –eccetto nell’esercito-, ma ogni tanto c’è chi si diverte ad impararlo.
Sa di… agente segreto sotto copertura, non so se mi spiego.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]
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