Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Donne” – Zucchero Fornaciari
Oggi, 23 aprile, è la giornata mondiale del libro. Strumento unico, importante, da sempre legato alla cultura e all’apertura della mente. Un libro può tante cose, ma soprattutto può trasmettere un messaggio: storie che, magari, passano sotto gli occhi di tutti senza essere analizzate o notate, storie di chi combatte ogni giorno, ma anche di chi non lo fa.
Noi di Voicebookradio.com siamo promotori di queste iniziative. Per questo abbiamo contattato Silvia Mari, responsabile della redazione DireDonne e autrice del libro Ritratti di donne in armi, una raccolta di testimonianze sulle donne nella Difesa.
Sei una donna che ha sempre raccontato storie di donne, ma qui entri in un mondo particolare. Cosa ti ha spinto ad affrontare un progetto come quello di Ritratti di Donne in Armi?
“Ho scritto molto di donne, ma non solo. L’esperienza della redazione DireDonne, nata un paio di anni fa, mi ha portato a concentrare energie e forze sul tema femminile, tentando di non parlare solo di violenza e non solo di femminismo storico.
Le donne in armi rappresentano per me un tema cruciale perché sono l’emblema dell’anti stereotipo culturale che ha relegato il femminile ad occuparsi di alcune cose e non di altre. Le differenze tra i generi non possono trasformarsi in preclusioni e pregiudizi e il mondo militare che venti anni fa ha aperto alle donne rappresenta un bel messaggio per la società civile. La Difesa del paese non è materia per i soli uomini.”
Quello militare è un ambiente difficile da raccontare già in generale, ancora di più se si prende il punto di vista delle donne. Che tipo di testimonianze hai prediletto per il libro?
“Per il libro edito dalla Difesa e scritto da me come agenzia Dire, in collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa e quindi con tutte le Forze Armate, ho prediletto ruoli molto operativi perché mi premeva sottolineare la capacità che le donne hanno di poter fare tutto, con il dovuto addestramento, la preparazione e certamente una grande passione che ho riscontrato in tutte le intervistate.
Permangono degli ambiti, come quello delle Forze Speciali, in cui le prove fisiche per ragioni evidentemente biologiche non sono facilmente accessibili per le donne, ma nel tempo arriveranno anche in quei reparti perché alcuna carriera è loro preclusa. In quel settore non possono esserci prove fisiche diversificate per ragioni di incolumità personale e della squadra, ma non c’è alcun criterio di esclusione: la differenza sta solo nella capacità fisica e nella volontà del singolo.
Non è un mondo semplice perché la preparazione è esigente sotto tutti i punti di vista, venti anni sono pochi rispetto ai secoli di storia per colmare il gap di genere ma ottime linee guida e grande attenzione dei vertici nonché il forte spirito di corpo che ho osservato nelle Forze Armate saranno decisivi.”
Qual è il messaggio che vuoi mandare con questa raccolta?
“Il messaggio che ho voluto dare è al cittadino e alla cittadina comune per abbattere quei pregiudizi secondo cui alcuni ‘mestieri’ siano da maschi e altri da femmine, quindi un messaggio di libertà e di rispetto del carisma che ciascuno sente aldilà del sesso e del genere.
E poi un messaggio più politico: anche le donne difendono i confini del Paese, sono sentinelle della nostra sicurezza, anche le donne, se serve, sono chiamate a indossare uniforme e tricolore per aiutare i cittadini – come l’emergenza sanitaria covid19 mostra- per proteggerci dal terrorismo, per garantire sicurezza al nostro Paese.
Il male c’è, per questo la nostra Costituzione prevede la Difesa e le Forze Armate. Un certo pacifismo ideologico non aiuta a leggere i fatti per quello che sono, tantomeno escludere le donne dalla realtà aiuterà il loro cammino di diritti e riconoscimento.”
Parole importanti per una battaglia ancora più importante.
Grazie Silvia.
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