Dati alla mano: a partire dall’inizio della rivoluzione industriale, l’utilizzo incontrollato di combustibili fossili ha provocato, oltre al resto, l’immissione di oltre 525 miliardi di tonnellate di CO2 negli oceani.
Le ulteriori misurazioni effettuate dagli scienziati nell’ultimo periodo non lasciano spazio ad alcuna speranza: di questo passo, il valore di PH di questi immensi bacini di biodiversità si abbasserà così tanto e in così poco tempo, che la vita delle creature marine, dalla più semplice alla più complessa, subirà uno stravolgimento irrimediabile.
Stiamo tornando a velocità supersonica a 14 milioni di anni fa, quando la Terra aveva una temperatura media superiore a quella attuale di 3 gradi ed i livelli di biossido di Carbonio erano terribilmente vicini ai valori odierni.
Questo studio, condotto dagli scienziati della University of Cardiff in Galles e pubblicato su Earth and Planetary Science Letters, mira a divulgare su scala mondiale la gravità di un problema catastrofico e ad incoraggiare lo studio, ora più che mai necessario, delle possibili ramificazioni che lo stravolgimento della vita marina comporterà sulla biodiversità stessa, ma anche sull’ambiente al di fuori di questi oceani sempre più acidi.
Non si tratta più oramai di capire se l’inquinamento potrà avere gravi conseguenze sulle nostre vite, anche nell’immediato futuro, ma come, ed è indispensabile prevederlo accuratamente e studiare delle soluzioni.
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