… E se il covid fosse una grande metafora?
…e se qualcuno di molto grande, di Altissimo, ci volesse dire qualcosa?
….e se sempre Lui volesse indicarci che bisogna ripartire da zero, o forse no, da 19?…
La situazione attuale è molto complessa, ce ne rendiamo conto tutti, ma non è difficile capire che bisognerebbe parlare una sola lingua per essere chiari, trasparenti, per imparare finalmente a parlarsi e capirsi, ad analizzare gli elementi che abbiamo sul tavolo per pianificare una strategia di intervento concreta. Non ci piace la demagogia, non ci piace chi si lamenta costantemente, cittadino non fiero dell’Italia, ma archetipo di un’Italietta da quattro soldi che trova conforto nel piangersi addosso invece di rimboccarsi le maniche.
Pensiamo alla torre di Babele come una indicazione, un segnale e non un castigo, che ci chiama a un’immediata riflessione, una tavola rotonda tra saggi che ci mostri una direzione chiara. Siamo stanchi di sentire voci discordanti, vorremmo sapere cosa fare. Vorremmo che ciascuno di noi prendesse un pochino più di tempo prima di sparare sentenze. Vorremmo che i genitori affrontassero il problema dei loro figli ai “domiciliari” con maggiore responsabilità; vorremmo che gli insegnanti affrontassero il nuovo anno accademico con più certezze; vorremmo che gli evasori smettessero di lamentarsi dei soldi non elargiti dal Governo e iniziassero a pagare regolarmente le tasse.
E il silenzio. Ci piacerebbe ascoltare un po’ di silenzio da parte di chi pontifica e critica, ma non fa mai abbastanza. Ci piacerebbero meno chiacchiere e più fatti, più responsabilità da parte di chi sa, di chi è saggio, che ci illumini la via per capire in che direzione andare. Ci piacerebbe che questo momento storico così difficile, così drammatico, tirasse fuori la nostra capacità di fare squadra, di essere coesi, di smettere le beghe da comari da cortile e iniziare a dimostrare cosa significa, finalmente, essere uomini.
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