Il Dna, come ben sappiamo, contiene tutte le informazioni dell’organismo. Ma se alcune di queste informazioni fossero “superflue”? È ciò di cui si sono convinti i ricercatori del Politecnico di Zurigo, che attraverso un algoritmo hanno riscritto in forma semplificata il Dna di un batterio d’acqua dolce ( il Caulobacter crescentus), utilizzando solo i geni necessari alla sopravvivenza. Il prossimo passo è inserire il Dna in una cellula ospite per permettere la nascita di questo organismo 2.0.
Il primo genoma sintetico prodotto nel 2008 dal genetista americano Craig Venter era una copia identica del Dna del batterio Mycoplasma mycoides: passo fondamentale verso la prima cellula artificiale ottenuta nel 2010, venne prodotto grazie a un lavoro che impegnò 20 ricercatori per dieci anni, con un costo complessivo di circa 40 milioni di dollari.
Per semplificare questa procedura, i ricercatori dell’Eth di Zurigo non hanno copiato tutti i 4.000 geni del Caulobacter, ma hanno usato come modello solo 680 di questi geni. Su un totale di 800.000 “lettere” che compongono questo Dna minimale, una su sei è stata così rimpiazzata, mantenendo intatta la funzione biologica (cioè la produzione della proteina corrispondente). Tutto ciò ha permesso di risparmiare un’infinità di tempo e di denaro rispetto al primo tentativo.
L’obiettivo finale resta quello di utilizzare questa tecnica per creare delle “fabbriche” di vaccini e farmaci, riuscendo a modificare a proprio piacimento la struttura del Dna come se si trattasse di blocchi da costruzione.
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