Focus sulla competizione motoristica dove la sfida è portare a termine la corsa stessa
Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Highway To Hell – AC/DC”
Il mondo dei Motorsport è bello perché vario: ci sono le gare su circuito, i rally, l’endurance, il cross e tante altre gare dove l’uomo a bordo di mezzi a due o a quattro ruote mostra la sua abilità nel creare macchine sempre più evolute e portarle vicine alla perfezione.
Esistono però delle competizioni dove non ci sono giri da completare, ore da macinare o avversari con i quali battersi ruota a ruota: parliamo dei Raid, gare in cui l’obiettivo è tagliare il traguardo e sopravvivere alle condizioni estreme del tragitto.
I Raid diventano una sorta di vera e propria maratona, nella quale ogni pilota o squadra lotta contro la strada e il tempo per arrivare al traguardo entro la data stabilita. La competizione più nota resta il Rally Dakar, chiamato una volta Parigi-Dakar poiché in origine prevedeva la partenza dalla capitale francese e l’arrivo nella città Senegalese. A rappresentare la durezza di questa gara è un dato nefasto: dalla prima edizione nel 1976 ad oggi 26 tra piloti di auto, moto, camion e UTV hanno perso la vita nella traversata.
Ma se questo sport è così pericoloso, perché sono sempre più i piloti che si avvicinano al Raid? Sicuramente la voglia di superare i propri limiti è un elemento fondamentale, ma un elemento altrettanto importante è costituito dall’evoluzione tecnologica dei mezzi e degli equipaggiamenti, al punto tale da permettere anche a persone affette da disabilità di compiere queste imprese.
Di Raid però ne esistono anche di non competitivi: un esempio è la Crazy Race, un percorso lungo 2000 km da Biella fino a Pachino in 150 ore. Niente premi in palio o competizione, regolamento semplice e solo due proibizioni: vietato servirsi di autostrade e servirsi esclusivamente di mezzi con cilindrata massima di 50cc. Tutti gli elementi necessari per una gara all’insegna del divertimento e della goliardia.
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