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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Over the rainbow” – Iz
Abbiamo già scoperto, nei giorni scorsi, due storie musicali in cui ci siamo immersi anche attraverso le reinterpretazioni di altri artisti. Oggi è la volta di puntare un po’ più in alto fino a scivolare sulle curve dell’arcobaleno. E non vi viene in mente nessun brano?
Somewhere over the Rainbow, conosciuta anche come Over the Rainbow lo conosciamo tutti, un po’ per la sua melodia dolce e familiare e un po’ perché centinaia di artisti ne hanno riproposto una loro versione. Scritto da Harold Arlen e E.Y. Harburg, la versione originale è cantata da Judy Garland ne Il Mago di Oz del 1939.
Nel film l’attrice interpreta Dorothy, una ragazza disillusa del Kansas che, attraverso le note di questa canzone, esplicita la speranza di potersi trovare in un mondo dove i sogni possono realizzarsi. Ma, forse non tutti sanno che il testo nasconde un riferimento alla politica del New Deal, voluta dal presidente Roosevelt per far uscire gli USA dalla Grande Depressione dei primi anni 30.
Il brano vinse l’Oscar per la miglior canzone e nel 2001 è stata eletta “Canzone del secolo” dalla Recording Industry Association of American e dalla National Endowment for the Arts. Nel tempo è entrata talmente tanto nel tessuto emotivo della gente che è ci abbiamo preso confidenza tutti. Un po’ come si fa con un familiare o un caro amico. E forse proprio per questo si sono cimentati in una sua rielaborazione molto personale molti nomi davvero giganti.
Nel 1947 Frank Sintra pubblica l’album Songs by Sinastra – Volume 1. All’interno troviamo una cover di Somewhere over the Rainbow. La sua voce piena, calda e sempre genuina, insieme ad un’intepretazione fortemente intima, rendono la canzone ancor più morbida, se possibile. Addirittura sensuale. L’arrangiamento musicale, in perfetta linea con l’opera originale, culla l’ascolto e ci porta dentro qualcosa che percepiamo subito come esclusiva. Quasi elitaria… beato chi decide di concedersi questi 3 minuti di assoluta poesia musicale.
Proprio lei, la Regina del Jazz. Ella registra la cover del brano, rilasciata con l’album, sempre del 1961, Ella Fitzgerald Sings the Harold Arlen Song Book. Le sfumature infinite della sua voce colorano ancora di più questo splendido arcobaleno d’emozioni. Purezza e poesia fanno del brano una carezza per chi l’ascolta. Una versione raffinatissima, con gli archi che incorniciano un’interpretazione concreta, morbidisssima e consapevole che è rimasta impressa a fuoco e che segna un punto altissimo della discografia mondiale.
Tra mani e nelle corde vocali di Phil Collins il brano prende colore distaccandosi da tutto ciò che è stato finora. Acquisisce un’intimità profonda che quasi commuove. Ne nasce una sorta di soliloquio musicale fra sè e sè che dura giusto il tempo di un pensiero e di un battito di ciglia. Ma che lascia il segno.
Profondamente!
Molto famosa è la versione di Israel Kamakawiwo’ole, cantante e musicista hawaiano, conosciuto anche con il soprannome di Iz. Questo artista, scomparso purtroppo, era conosciuto per essere un mago dell’ukulele. Registra Over the rainbow alle tre di notte e pubblica il brano nel 1993 nell’album Facing Future. La sua versione è una commistione tra l’originale di Judy Garland e What a Wonderful World di Bob Thiele e George David Weiss, canzone interpretata per la prima volta da Louis Armstrong nel 1967. Questo tocco esotico trasforma di fatto il brano attualizzandolo con sonorità che gli autori non si sarebbero mai immaginati.
Dopo i nomi leggendari citati prima di lui, fa un po’ effetto questa versione completamente fuori dai binari. Ma il bello di realizzare delle cover è proprio lo spazio in cui ci si può spingere per creare qualcosa di molto personale.
Ma i giganti della musica che si sono confrontati con questo brano non sono finiti. Vogliamo parlare della meravigliose reintepretazione di Eric Clapton? Modernissima eppure così rivolta al passato, con il tocco languido e nostalgico della sua chitarra sempre così opportuna. In quelle corde viaggia tutta l’emozione di questo brano senza tempo. Nell’arrangiamento si distende con naturalezza il godimento di cantare un evergreen dalla melodia che sembra scritta apposta per la sua chitarra e per la sua voce.
Tra i vari artisti che ne hanno realizzato una loro versione possiamo citare anche Ariana Grande che nel giugno 2017 lo ripropone durante il concerto One Love Manchester, in omaggio alle vittime dell’attentato avvenuto nella stessa città il 22 maggio 2017.
Una canzone in grado di parlare a diverse generazioni, quindi. Che si è saputa rivestire di sonorità e voci ben distinte fra loro, ma che ha sempre colpito nel segno. Questa passeggiata musicale, però, si conclude qui. Ma restate connessi perchè ve ne racconteremo delle altre.
Scritto da Valentina Proietto Scipioni e Giulia Di Giorgio
Written by: Valentina Proietto Scipioni
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