Se abbiamo imparato qualcosa negli ultimi anni è che davvero qualsiasi cosa può avere una seconda vita e, se vogliamo vincere la sfida dei cambiamenti climatici, dobbiamo riusare di più e sprecare di meno.
Quello presentato a Vinitaly in questi giorni non è altro che l’ennesimo passo in questa direzione: parliamo di celle fotovoltaiche create con i residui della vinificazione. Il progetto di nome Cheers è stato portato avanti dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma Fondo Sociale Europeo, gestito localmente dalla Regione Veneto. Gli altri partner del progetto sono Università degli Studi di Udine, Università di Malaga, Fondazione Università Ca’ Foscari Venezia e Vinicola Serena srl.
Elisa Moretti, professoressa di Chimica Inorganica al Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi di Ca’ Foscari e responsabile scientifica, spiega:
Alla base del progetto Cheers vi è l’idea di recuperare la feccia ottenuta dalla lavorazione e chiarificazione dei vini, valorizzando tale rifiuto da smaltire e impiegandolo per la costruzione di celle fotovoltaiche a colorante organico, le cosiddette celle di Gretzel”.
Elisa Moretti
Questo tipo di nanotecnologia mima il processo della fotosintesi clorofilliana, in questo modo si ottengono risultati comparabili alle celle convenzionali, ma con costi inferiori e minor impatto ambientale.
L’augurio è che questa innovazione rappresenti non una felice eccezione, ma un vero e proprio trampolino di lancio verso un modo sempre più diffuso e condiviso in tutti gli ambiti produttivi di investire su processi eco-friendly.
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