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La scuola è ricominciata solamente da una settimana, ma il morale di tanti commilitoni studenti è già sottoterra per lo shock post-vacanze. Spiegazioni diversamente interessanti, la discesa verso il baratro o i professori che decidono di portarsi già avanti con le valutazioni rendono difficile andare in giro con un sorriso stampato in faccia. Ok, forse esagero, ma nel profondo del vostro cuore sapete benissimo che ho ragione.
Fortunatamente, essendo passato il 5 Gennaio, è stato lanciato sul mercato il farmaco universale per curare la depressione giovanile e, probabilmente, anche quella dei vecchi frustrati sui mezzi pubblici: la serie di Lillo, personaggio dalla carriera secolare di cui si parla anche nel Ciclo di Re Artù. Un mostro, sarebbe in grado di far ridere qualunque essere vivente in qualsivoglia situazione: comico, attore e speaker, Pasquale “Lillo” Petrolo interpreta sé stesso in “Sono Lillo”.
L’idea alla base della serie è una distopia: Lillo è solo un comico che interpreta Posaman, un supereroe ironico sul limite del nonsense che…
“…Non ha superpoteri ma fa delle pose pazzesche, prova a dire il suo nome, Posaman!”
-Lillo
Però il nostro protagonista non spicca decisamente per maturità e buon senso, quindi dalla fine del suo matrimonio con Marzia, tenterà nei modi più terrificantemente sbagliati di riconquistarla. Non servo io per dirvi che, provandoci, finirà puntualmente nelle situazioni più assurde, facendo delle – aiutatemi a dire la prossima parola, serve enfasi – colossali figure del. – Siete grandi. Intuite da soli. –
La trama, nonostante sembri spicciola, è densissima di particolari: in meno di 4 ore viene raccontata una truffa, un raggiro, la Camorra, segmenti puramenti comici e sproloqui filosofici sull’identità reale della persona – che Kant spostati – nel mentre si mantiene comunque il costante mood di commedia. E no, non è stato uno gettare, alla cieca, roba in un calderone sperando che il risultato non fosse acido muriatico, ma ha portato ad una serie scritta terrificantemente bene per essere una italiana e su una piattaforma di streaming.
Ed oltretutto, c’è anche un sottotesto drammatico che vi porterà, verso gli ultimi episodi, a provare la punta di quel senso di vuoto esistenziale che dire “Naufragar m’è dolce in questo mare” è un eufemismo.
“Come sono fortunati gli attori! Loro possono scegliere se recitare in una tragedia o in una commedia, se soffrire o gioire, ridere o piangere. Ma nella vita reale è diverso. Uomini e donne sono costretti per lo più a interpretare personaggi che non sono tagliati per loro. Ai nostri Guildenstern tocca il ruolo di Amleto, e i nostri Amleti devono fare i buffoni come il principe Hal. Il mondo è un palcoscenico, ma le parti sono mal distribuite.”
-Agenore, non Oscar Wilde, Agenore
Questa citazione serve ad aprire gli occhi: Lillo è un pendolo, che oscilla tra essere sé stesso, ovvero il simpatico supereroe che piace a tutti proprio per la sua semplice stupidità, o se essere un “uomo maturo”, che non si veste da Carnevale a Giugno. Qui però ci si imbatte nel dilemma che ho personalmente ribattezzato come “I genitori e Youtube”.
Gli YouTubers non hanno un vero lavoro, sono solamente dei perdigiorno. Lo stesso discorso che Lillo ripete a sé stesso, o meglio, a Posaman, quando decide di cambiare: secondo lui Posaman è infantile e immaturo, deve crescere e trovarsi un vero lavoro. Questo semplicemente per colpa della società – rappresentata nella serie dalla moglie – che, in parte giustamente, gli chiede di crescere, ma facendolo cadere in questo tranello che lo porterà ad abbandonare il suo vero io, la sua identità. Dai, ci potrebbe essere un lieto fine.
L’ultima chicca di questa serie, di cui necessita di una seconda stagione per sopprimere Mercoledì 2, sta nei piccoli momenti puramente comici dentro la narrazione. Ogni episodio si apre in un locale, dove un nuovo stand-up comedian alla volta – di cui non spoilererò nulla – interpreta sé stesso durante uno spettacolo, per poi scambiare quattro chiacchiere con Agenore – Paolo Calabresi – e ricevere dei supposti consigli e della birra artigianale. Oppure perché non partecipare a delle sessioni di Dungeons n’ Dragons con Marco Marzocca che fa da Master, e tenta di somministrare a Lillo del sangue di lucertola per liberarlo da uno spirito maligno. Infine, a terminare questa costellazione astrale, c’è lui, il padre della comicità italiana, il vate della commedia, colui-che-tutto-fa-e-fa-sempre-ridere: Corrado Guzzanti. Di nuovo, niente spoiler, piuttosto vi racconto il finale: allora, praticamente si scopre che il fratello di…
Nel caso vogliate il mio parere – o se non siete stati in grado di leggerlo tra le righe – ve lo espliciterò: riunendo passato, presente e futuro della scena comica italiana, questa serie vi spaccherà più di un malrovescio der Faina. Aprite Prime Video, fate partire questa serie, e buttate alle vostre spalle qualsiasi cosa vi stiate portando dietro. Adesso si ride.
Scritto da: Alessandro Vitrano
Written by: Aurora Vendittelli
Tempi di lettura 2 minuti
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