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Il mondo potrà anche cambiare tantissimo nel prossimo futuro, ma presenterà sempre 3 varianti indispensabili: Amore, Morte e Robots. La serie Netflix “Love, Death & Robots” trascina gli spettatori attraverso un multiverso di animazioni fantasy, ma attenzione: scambiare i brevi episodi per simpatici corti random da far vedere ai bambini sarebbe un grande errore. Perché Love, Death & Robots sa essere così profondamente ipnotica da sconvolgere chi la guarda. Ecco una guida agli episodi meglio riusciti: una volta visti, non vorrete più vedere nient’altro.
Ultimo episodio dell’ultima stagione. Partire proprio da qui suona proibito, ma con questa serie, che non presenta nessun tipo di file rouge ad unire gli episodi – se non i soliti tre: amore, morte e robots-, è concesso. Jibaro è il nome di un soldato sordomuto che si salva miracolosamente al canto assassino di una sirena. Lei è scaltra, potente, bella: ho visto il suo abito gioiello apparire tra gli appunti delle ultime sfilate Schiaparelli, è quasi più simile ad una fascinosa strega che ad una classica sirena. C’è chi interpreta la sua storia come una metafora della distruzione della natura per mano dell’uomo; chi, invece, la vede come la descrizione di un rapporto tossico moderno, interpretazione più vicina a quella del regista Alberto Mielgo. Come tutte le cose tossiche, è difficile uscire indenni da questo episodio: sarà per la danza sconnessa della sirena, per il suo canto acuto, o forse per il rosso acceso con cui si conclude la storia, ma ne rimarrete –positivamente, è ovvio- sconvolti.
“La testimone” è l’ottavo episodio della prima stagione, nonché primo piccolo capolavoro firmato Alberto Mielgo. Una ragazza assiste ad un omicidio dalla finestra e si ritrova a correre per tutta la città cercando di sfuggire all’assassino, che l’ha notata ed è intenzionato a farle chiudere la bocca per sempre, ma la sua ultima azione le sarà fatale. Se credete di aver capito come andrà a finire, sappiate che questo corto è una sorpresa dall’inizio alla fine. L’episodio che ha fatto tanto parlare di sé appena uscita la serie, imprigiona lo spettatore in un loop temporale di animazioni a tratti fin troppo realistiche.
“Dà molto senso di realismo perché sembra una macchina da presa, ma in realtà stiamo solo giocando con i colori, i filtri, a volte è soltanto un mix di colori sulla parte superiore della telecamera a creare quell’effetto; così sembra che sia artisticamente ben fatto e realistico.” –Alberto Mielgo
Così come per Jibaro, la tecnica di animazione “keyframing” unisce fotogrammi di animazione a fotogrammi live action. Colpisce, in parte, il senso di inquietudine tipico dell’ automatonofobia ma attira, forse proprio per questo, lo sguardo dello spettatore. Senza lasciarlo più andare.
E i robots? Li lasciamo giocare a distruggere il mondo. Alla fine, solo gli episodi dedicati ad Amore e Morte sono stati nominati agli Emmy Awards come “outstanding short from animated program“.
Written by: Alice Franceschi
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