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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Povera patria” – Franco Battiato
Ammetterlo è complicato, ma il mondo è un posto pieno di odio e di violenza. E la Sicilia non fa eccezione. Nel quartiere di Brancaccio, la corruzione, la criminalità e, soprattutto, la mafia governano indisturbate e rendono un Inferno quello che potrebbe essere un posto meraviglioso. Eppure, all’interno di questo luogo buio e violento, c’è una luce, un angolo di Paradiso. Perché come amava pensare Don Pino Puglisi, anche all’Inferno bisogna trovare un piccolo spazio di ciò che Inferno non è.
“Ciò che Inferno non è” è un romanzo di Alessandro D’Avenia, pubblicato nel 2014. La storia non è una favoletta: può essere dura e cruenta in alcuni punti, ma il fatto che il protagonista sia un ragazzo di diciassette anni, facilita senz’altro la lettura.
Federico è un adolescente, frequenta il liceo proprio come noi e ama la sua terra e le parole. Crede che in esse sia racchiuso il senso di tutto, perché grazie a loro puoi amare, puoi ferire… puoi fare qualunque cosa. Per questo gli piace tanto usarle e soprattutto trovare quelle giuste. Federico, però, ha anche una grande fortuna: il suo prof. di religione. 3P, Padre Pino Puglisi, è un sacerdote che, oltre a insegnare e a fare il prete, ha aperto una piccola area di Paradiso proprio in mezzo all’inferno di Brancaccio: il Centro Padre Nostro.
Qui tutti i bambini del quartiere vengono raccolti e accolti, in modo tale da riuscire a toglierli dalla strada, che insegnerebbe loro solo la via della violenza e della criminalità. Don Pino dà un’alternativa a questi ragazzi, offre loro una prospettiva diversa. Proprio per questo invita Federico ad andare a dargli una mano. Anche se all’inizio il ragazzo si mostra un po’ titubante, perché sta per cominciare l’estate e a breve dovrà partire, alla fine accetta. E da lì in poi, la sua vita non sarà più la stessa.
Al Centro Padre Nostro la vita è totalmente diversa. Lì Federico conosce Lucia, una splendida ragazza nata e cresciuta in questo quartiere complicato, e tanti bambini, con un passato sofferente alle spalle e con un futuro incerto davanti. Abituato alla tranquillità e alla semplicità della sua vita, scopre qual è la verità. Comprende che proprio nella sua città esiste una realtà triste, colma di odio e di difficoltà, ma con un piccolo accenno d’amore. Inizia a mettere a frutto la sua passione per le parole, la sua pazienza per quel quartiere, seguendo l’esempio di Don Pino. Ma l’insegnamento più importante che riceve da 3P è che per essere felici bisogna amare, ma per amare serve coraggio e, soprattutto, sacrificio.
La mafia, però, non ama chi vuole cambiare le cose e per questo mette i bastoni tra le ruote sia a Don Pino sia a Federico. Ma nonostante ciò, il messaggio di questo libro parla chiaro: la mafia è potente, ma l’amore è capace di vincerla.
Don Pino non insegna qualcosa solo a Federico o ai bambini del Centro Padre Nostro, ma anche ai lettori. Le emozioni che questo libro dona sono tante, ma legate tutte da un immenso e unico filo conduttore: l’amore. Questa forza misteriosa e invincibile è quella da cui scaturisce tutto il resto: la passione, il coraggio, la tenacia e la capacità di credere in un mondo migliore. Forse, l’unico modo per guarire le ferite che ogni giorno l’uomo infligge a sé stesso con l’odio e con la violenza, è donare un briciolo d’amore. Se ciascuno donasse una goccia di questa sostanza, allora anche l’inferno potrebbe diventare paradiso.
Scritto da: Benedetta, 3G
Written by: Ro Vendittelli
Tempo di lettura 4 minuti
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