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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Carrollton March”- Philip Antony Corri
Il treno è sempre stato considerato un simbolo di cambiamento, ispirando gli artisti di tutto il mondo.
E’ un mezzo evocativo, a tratti anche romantico, ci dà il tempo di riflettere, rallenta un po’ la nostra corsa. Oggi vi presento cinque canzoni che parlano di treni, stazioni e binari, sia in senso pratico che metaforico.
Apro con la Carrollton March, di Philip Antony Corri, che ci accompagnerà nella lettura. Lo spartito non nomina alcun treno, essendo strumentale, ma ha tutto il diritto di trovarsi in questa classifica. Si tratta forse della prima canzone sull’argomento, composta in occasione della posa della pietra iniziale per la Baltimore & Ohio Railroad, nel luglio del 1828. Considerate che il primo treno pubblico degli Stati Uniti d’America sarà inaugurato solo due anni dopo.
La Locomotiva di Francesco Guccini è un brano ispirato e controverso, una canzone di 8 minuti scritta in meno di mezz’ora. Ha lo stesso tono basso, ma deciso che potreste trovare nelle antiche ballate, quelle dedicate ai grandi eroi popolari. Un “eroe” anarchico in questo caso: il macchinista Pietro Rigosi, che il 20 luglio 1893 si impadronì di una locomotiva e la diresse contro la stazione di Bologna. Qui il treno è un “mostro strano”, una “cosa viva” di “potere tremendo”. Un drago al servizio dell’oppressore, che il cavaliere doma e trasforma in un mezzo di rivalsa.
Forse il tema vi ricorderà Il Bombarolo di Fabrizio De André, ed in effetti anche questo attentato fallisce. Sono entrambi presentati come tragedie, tentativi disperati di ribellarsi ad una società ingiusta. C’è rimpianto per la violenza del gesto, ma il protagonista è vittima, non carnefice.
Un altro classico della musica italiana è Azzurro, scritto da Vito Pallavicini e Paolo Conte. Inciso da Adriano Celentano nel maggio 1968, il brano ha avuto grande successo in Italia ed è diventato famoso in tutto il mondo. Il ritmo è allegro e spensierato, molto diverso dal tradizionale neomelodico, eppure vagamente malinconico. C’è qualcosa nel ritornello che semplicemente fa venir voglia di canticchiarlo, rendendolo un immediato tormentone.
Qui il significato del “treno dei desideri” è ambiguo. Il termine si riferisce ad un veicolo reale, quello che il protagonista potrebbe prendere per raggiungere la sua amata. Ma rappresenta anche il “treno dei pensieri”, le motivazioni che lo spingono a rinunciare. La paura di trovarla in compagnia di un altro, il costo del biglietto, forse la pesantezza di un pomeriggio “troppo azzurro e troppo lungo”.
Chi non ha paura di invecchiare, di abbandonare i luoghi familiari e muoversi verso un futuro incerto? John Mayer esprime questa eterna malinconia in Stop This Train, nell’album del 2006 Continuum.
Scritta durante un periodo particolarmente difficile per l’autore, la canzone è dedicata ai giovani che fanno i loro primi passi nel mondo degli adulti. Qui il treno rappresenta la vita stessa: una corsa su cui forse non volevamo salire, ma che non possiamo rallentare. Le cose che amiamo rimangono indietro, i posti che vorremmo esplorare sono solo di passaggio. In un toccante dialogo col padre, John comprende che il viaggio non può, non deve, essere fermato. Che la vita va avanti, ed è importante godersi ogni momento. Una vecchia lezione, che probabilmente avrete già sentito in cento altre forme, ma sempre valida.
Più entusiasta verso il futuro è People Get Ready, composta da Curtis Mayfield e cantata dal gruppo The Impressions nel 1965. Col tono pacato e melodico del soul e del gospel, il brano invita la gente a prepararsi all’arrivo del “treno”. In questo caso non si parla di un veicolo materiale: non servono biglietti o bagagli, solo la fede nel signore. Il messaggio di salvezza è aperto a tutti, ma non c’è spazio a bordo per i “peccatori senza speranza” che rifiutano di redimersi.
People Get Ready ha avuto notevole successo, scalando le classifiche delle migliori canzoni di tutti i tempi e solidificandosi come fenomeno socio-culturale. Lo stesso Martin Luther King Jr. la considerava l’inno non-ufficiale del suo movimento per i diritti civili.
Molto più interessata al presente è Last Train to London, del gruppo rock inglese Electric Light Orchestra (ELO). Pubblicata nel 1979 nel Regno Unito, ha quel ritmo vivave e cadenzato tipico del pop vecchio stile. Qui la locomotiva, simbolo di scadenze ed impegni, viene completamente rifutata. In una serata di musica ed entusiasmo, l’ultimo treno per Londra sta partendo. Il protagonista dovrebbe andare via, ma non gli interessa: preferisce rimanere con la persona di cui è innamorato. Nulla ha più importanza del momento che stanno vivendo.
Long Train Runnin è perfino più energica. Scritta da Tom Johnston, registrata dai Doobie Brothers e pubblicata nel 1973, potrebbe essere il brano più vicino “nello spirito” all’argomento di questo articolo. La canzone nasce anni prima come jam senza titolo, improvvisato. Ha avuto grande successo negli Stati Uniti, ispirando remix in tutto il mondo: la band italiana Traks ne ha eseguito una cover nel 1982.
Stavolta il treno è la canzone, descritto nel suo continuo viaggiare. Con un po’ di immmaginazione potreste sentire nelle percussioni ruote e pistoni in movimento, nei lunghi vocali il fischio del treno. Più simile alla Carrollton March di quanto si potrebbe pensare, nonostante siano due generi completamente diversi.
Sono immagini comuni a tutti noi, quelle evocate da un treno in movimento: il viaggio, il cambiamento, le persone che vanno e vengono. Alcune dei brani musicali in questa lista guardano al futuro con timore… altre con speranza, perfino eccitazione. Alcuni artisti rimpiangono le opportunità perdute, altri attendono con entusiasmo le possibilità in arrivo.
C’è chi scruta l’orizzonte, ansioso di arrivare a destinazione. E c’è chi si gode il viaggio. Se è vero che certi treni passano una volta sola, sono comunque tantissimi, ognuno un’esperienza unica. Qualcosa su cui riflettere, la prossima volta che vi troverete a prenderne uno.
Scritto da Matteo Di Nunzio
Written by: Valentina Proietto Scipioni
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