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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Hotel California” – Eagles
Questa volta i percorsi musicali fanno tappa in un hotel, o forse in più di uno. La strada sotto ai nostri piedi e il cielo sopra la testa sembrano non bastare più, c’è bisogno di un luogo, di una terra di mezzo, dove fermarsi per poi ripartire. Ma siamo davvero sicuri che il viaggio si fermi in una camera di hotel?
In questo brano Vasco Rossi racconta di un amore che non c’è più, si è smarrito, è finito. In quella stanza di quello stupido hotel – o stupido lui – l’assenza della persona amata è ingombrante, è assordante, schiaccia tutto, annienta tutto. Cosa fare? Tutto sembra inutile, o meglio, tutto sembra avere lo stesso valore.
Il gesto più semplice come quello più assurdo ed estremo diventano la stessa cosa, forse. Il problema è che lei non c’è, ma è ovunque. Senza amore, in quel momento, persino la vita perde di significato. Immaginiamo la stanza immersa nella penombra, sotterranea, lui non sa stare solo ma deve. Fa avanti e indietro a passi misurati, a volte si ferma e guarda in alto, le domande si affollano nella sua testa, ma una sola diventa la domanda vera: “questa felicità dov’è?” Sicuramente fuori da quella stanza di quello stupido hotel.
Ogni brano ha più di un senso, ognuno di noi rovescia le proprie idee e i propri ricordi sulle parole e le note. In questo caso Hotel California degli Eagles non è un luogo, ma un viaggio vero e proprio. Questo brano si ascolta in macchina, con i finestrini abbassati e i capelli al vento, gli occhiali da sole e un sogno nel bagagliaio. Magari un sogno americano che non è più lo stesso ma somiglia ad un tramonto pieno di luci. Quella arancione che avvolge tutto e quelle piccole, multicolor in lontananza, che invitano ad andare oltre, a non fermarsi, ad esplorare più in là.
Da dove si parte e dove si andrà dipende dal proprio punto di vista e dalla voglia di respirare aria nuova. Questa volta Hotel California lo guardiamo da fuori, vogliamo sognare le storie a modo nostro rendendole perfette, sbirciando nelle finestre aperte , indovinando movimenti da quelle chiuse. Anche perché ci aspetta l’oceano! Perché chiudersi in una stanza?
Questo brano è una vera e propria poesia. Un viaggio da leggere e da ascoltare. L’hotel è un pretesto per fermarsi a pensare e a ricordare guardando il cielo; se fai attenzione puoi vedere una donna di fuoco e poi lui, un uomo solo. Puoi leggere anche una lettera, ma attenzione, è vera di notte e falsa di giorno, le scuse e le accuse si fondono e confondono senza tregua.
Lui si è seduto sul letto del bosco e pensa che il tempo somiglia ad un bambino che dorme o ad un signore distratto; sembra non passare mai, sembra denso e perenne. Eppure passa. Si sogna e si spera in questa stanza, si anela alla libertà e all’amore. Domani arriva, comunque, sarà un giorno incerto, ma arriverà. Forse basterà darsi di nuovo la mano per capire dov’è andato a finire il suo cuore e per non avere più paura.
Partire da te, per ricominciare insieme o per andare via? Se l’amore perfetto è un utopia, la mente diventa un hotel nel quale si può vivere tutto il bene e il male immaginato. Ma in quale stanza si troverà l’amore sognato? In quale stanza di hotel, aprendo la porta, apparirà quell’amore desiderato che possa scombinare tutto, illuminare di sole accecante ogni angolo, lasciare un segno indelebile, come un fulmine, come uno sbaglio?
Intanto il viaggio è cominciato, sembra avere un inizio e non una fine, anche perché sarebbe meglio non essere frettolosi, evitare un addio, lasciar fare alla notte…
Il sonno arriva e libera l’anima. Il corpo rimane lì, fermo in quella squallida stanza di hotel, grigia, rumorosa e piena di pensieri torbidi. Questo brano è un vero e proprio dialogo intimo, dolcissimo e disperato, con la propria anima o con la persona che la rappresenta. La prima richiesta è quasi una supplica, sussurrata: vai anima, vola con gli angeli, non rimanere qui, incastrata tra questi mobili e la notte.
La seconda richiesta, velata, si tinge di attesa e le ricorda: io però sono qui e ti aspetto, aspetto il sole a scaldarmi il cuore, basta solo un raggio, aspetto l’amore. Chissà dove andrà questa anima amata e tormentata. Ma sì, vai via lontano e salvati, ma dimmi dove andrai…
Il viaggio riprende, dopo aver sognato, amato, pregato e sperato in una stanza di hotel; non è mai finito in realtà e non ricomincia dal punto esatto nel quale si era interrotto e sospeso, qualcosa è cambiato. Noi, i nostri pensieri, le nostre aspettative. C’è qualcosa in più, una forza nuova, un altro passo da fare. Con l’amore per qualcuno, con l’amore per noi stessi e la nostra storia.
Written by: Orietta Giorgio
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