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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: ”Call me” – Blondie
Squilla il telefono. Ci risiamo. Lo schermo lampeggiante e il vibrare impazzito dell’estensione del tuo braccio sembrano dare un volto e quasi un’arroganza a chi sta chiamando. Prendi il telefono al volo prima che si lanci in un funambolico harakiri verso il pavimento. È Mario. Ma sì, Mario, l’amico del macellaio che quella volta ti fermò per strada chiedendoti se ti ricordassi di lui. Imbarazzato gli dicesti di no e lui di tutta risposta ti diede un resoconto dettagliato di una giornata estiva del tuo primo anno di vita. Ma chi è stato a dargli il tuo numero?
L’idea della telefonata è un pensiero che manda molti giovani alla nausea. Oggi ci si può scrivere, pensare cosa dire e come dirlo. Non si è nemmeno obbligati a rispondere nell’immediato. Molti genitori pensano sempre che chiamarsi è sempre meglio, ma non è sempre così. Un lungo articolo della psicologa Ilham Sebah sul The Conversation spiega come le telefonate portino ad attacchi d’ansia. Tra le tante ragioni per cui i giovani detestino le telefonate, c’è anche l’associazione involontaria che fanno con il presagio di sventura.
Cattive notizie, l’operatore telefonico che continua a disturbarti l’anima, inviti a cena non richiesti. La telefonata costringe al confronto e declinare qualsiasi cosa diventa un’impresa. È un mezzo di comunicazione immediato che non accetta le pause, necessarie per chi fa fatica a trovare le parole giuste. A volte è meglio incontrarsi: un contesto più naturale può permettere ritmi di conversazione più sostenuti. Una telefonata invade gli spazi, richiede attenzioni: per i giovani è un’intrusione.
È il taboo silenzioso del XXI secolo. A complicare il tutto è arrivata la pandemia, che ha reso la telefonata una costante necessaria. L’unico modo per affrontarlo è non disabituarsi alle telefonate: il rischio è rendere la pratica ancora più aliena e ansiosa. Bisogna prepararsi e tentare di avere una consapevolezza minima dei contenuti. Per alcuni il fastidio non scompare mai, per questo è importante fare lavoro su di sé e trovare la modalità di comunicazione migliore.
E voi che ne pensate?
Written by: Mariahelena Rodriguez
Tempo di lettura 4 minuti
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