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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: ”MI FAI IMPAZZIRE” – BLANCO
Da un paio d’anni a questa parte sia a livello internazionale che italiano si è affermata una moda curiosa. Molti artisti scelgono di scrivere i nomi delle loro canzoni o dei propri dischi tutti in maiuscolo o tutti in minuscolo. Nelle conversazioni su internet il caps lock è generalmente evitato perché associato al gridare, ma nella musica è diventato un vero e proprio trend.
Basta un’occhiata veloce alla playlist Alta Rotazione di Spotify: c’è BLANCO, artista che ha spopolato quest’estate con un singolo urlato, MI FAI IMPAZZIRE. Non è da meno Madame, i titoli dei brani del suo disco di debutto sono tutti in maiuscolo a differenza dei suoi primissimi singoli. Sangiovanni, il pupo della scorsa edizione di Amici che ha scalato le classifiche, preferisce uno stile più minimal e scrive tutto in minuscolo.
Una piattaforma di ricerca, Quartzy, ha analizzato il fenomeno: nel 2019 più di trenta canzoni ascoltate in una settimana avevano titoli che non rispettavano la regola con scritta della prima lettera maiuscola. In Italia il fenomeno è trainato dai giovanissimi, come Madame e chiello. Anche Fedez ha deciso di saltare sul barcone sfascia-ortografia, il suo ultimo singolo è MEGLIO DEL CINEMA. È un sintomo della nostra generazione cresciuta con Whatsapp, Instagram e Telegram. Ormai la nostra memoria muscolare è talmente allenata che possiamo scrivere messaggi anche senza guardare il cellulare.
Non scriverei mai usando i punti o le maiuscole ad inizio frase quando mi messaggio con qualcuno. Visto che non posso vedere la sua faccia, se mi scrive in quel modo mi da l’impressione che ce l’abbia con me! – Beatrice, studentessa
Internet ha una sua grammatica, e gli artisti più giovani la stanno trapiantando su Spotify perché l’hanno interiorizzata e vogliono trasporla in musica. I titoli in minuscolo denotano informalità e fan pensare ad un messaggio leggero o che al contrario vuole passare inosservato. Scrivere tutto in maiuscolo vuol dire o essere molto arrabbiati o voler richiamare l’attenzione di chi ci legge.
Non è sempre detto che un titolo scritto in un particolar modo voglia comunicare qualcosa: a volte è solo un’abitudine interiorizzata. C’è però un risvolto furbo in questa tecnica: un titolo scritto in modo poco convenzionale si fa notare. L’ascoltatore distratto di Spotify che scrolla la playlist delle nuove tendenze ne viene istintivamente attratto.
Voi che ne pensate?
Written by: Mariahelena Rodriguez
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