Di cosa parla. Lo sforzo che vi chiedo di fare ora è di rilassarvi, chiudere gli occhi, spogliarvi di tutti gli apparecchi tecnologici che vi circondano, indossare calzette bianche e grembiulino ed immaginare di trovarvi nel Texas di fine Ottocento tra brulle terre, prati riarsi e vasti altopiani. Sentite in lontananza l’eco di un coyote che ulula? Perfetto. Potete aprire gli occhi: in questa precisa ambientazione, in sole 285 pagine, incontrate Calpurnia, la giovane ribelle il cui aspetto un po’ rimanda a Pippi Calzelunghe oppure a Pollyanna, protagonista di una vera e propria metamorfosi, di una scoperta che passa per l’osservazione della natura e che culmina con il trovare se stessa.
Da una fanciulla perbene del XIX secolo ogni rispettabile famiglia si aspetta che sia posata, sottomessa al padre e successivamente al marito, composta, e che impari sin dall’infanzia tutto ciò che è opportuno sapere su come adempiere ai doveri di madre e di casalinga per quando i tempi saranno maturi.
Ma Calpurnia non è una ragazza come tutte le altre: ci troviamo infatti davanti ad uno spirito ribelle, che rigetta e non comprende le tediose convenzioni sociali che gli adulti tentano in tutti i modi di inculcarle; inoltre, questa bambina undicenne è molto curiosa, i suoi occhi vispi osservano avidamente tutta la natura che la circonda, le fanno sorgere i più disparati interrogativi a cui ella desidera ardentemente trovare una risposta, e la allontanano inesorabilmente dal modello di vita a cui ogni donna dell’epoca era predestinata.
Il Nonno, inizialmente un po’ distaccato e burbero, rappresenta un elemento-chiave nel racconto: egli è il libero pensatore della famiglia, per così dire, a cui non sfugge il brillante intelletto della nipote, la quale ben presto viene posta sotto la sua ala protettiva e nutrita di nozioni, teorie, metodi innovativi e scientifici, strumenti di ricerca, il tutto nella segretezza del suo studio-laboratorio privato.
Pagina dopo pagina, si ripercorrono tutte le tappe del passaggio da un’epoca chiusa, dogmatica ed ancora astratta, a quella moderna, dove la teoria Darwiniana ed il metodo scientifico sperimentale la fanno da padroni, mentre persino la mobilità sociale e l’idea di emancipazione femminile non sono più concetti così inconcepibili ed estranei. Come? Attraverso gli occhi di una bambina.
Perché consigliarlo. Emancipazione, scienza, cambiamento: tre parole che racchiudono alla perfezione questo libro scorrevole ma nient’affatto banale, reso ancor più gradevole dalla ricchezza dei dettagli e da una qualità descrittiva tipiche di Jacqueline Kelly.
Vale la pena leggerlo perché è un modo semplice ed innovativo di vivere nelle vesti di spettatori un cambiamento nella società importantissimo ed irreversibile, vissuto grazie ad un’insolitamente giovane ed innocente protagonista.
Per chi consigliarlo. Sebbene sia un libro pensato per stimolare la curiosità dei ragazzi che si stanno appena affacciando al mondo, quindi dai 12 anni in su, è un’opera che ben si presta anche a menti più “mature”, a chiunque abbia voglia di viaggiare indietro nel tempo e lanciarsi in una lettura non impegnativa ma piacevole e rilassante, e soprattutto a chi, come Calpurnia, si è trovato ad un certo punto della propria vita a scoprire se stesso, ad ammettere di avere una diversità, e a coltivarla al meglio invece di reprimerla.
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