Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Arcipelago” – The Tides
Bentornati nella nostra rubrica, oggi parliamo della parola “arcipelago” che chissà quante volte abbiamo nominato e sentito nominare.
Questo termine indica un insieme di isole. Ed oggi lo usiamo spesso anche per indicare più in generale un insieme che tenga accanto cose di natura simile tra loro.
Pensate che, secondo alcuni, la nostra parola alludeva inizialmente al mare vicino alla Grecia, il Mar Egeo, che in greco era chiamato Αἰγαῖον πέλαγος (aigaiòn pelagos).
Nelle acque dell’Egeo c’erano molte isole. Così i greci, per riferirsi ad un insieme di isole, utilizzavano direttamente il nome dell’unico grande mare che conoscevano. In quanto appunto “contenitore di molte isole“.
Però poi la geografia di questa parola si è ampliata: non bastava più indicare solo il Mar Egeo come unico “contenitore di isole”, perché furono scoperte molte altre distese d’acqua, come anche molte altre isole.
Nacque così la necessità di trasformare il nome proprio in un nome comune dall’accezione generale. Si trovò una soluzione sostituendo la parola “Egeo”, che indicava solo e soltanto quel mare, con una parola più generica.
Il termine scelto fu ἀρχή (archè), ossia “origine”, oppure “primato”. Essa si unì a πέλαγος (pelagos) – che significa appunto “mare” – creando l’espressione archè pelagos.
Probabilmente si intese archè nel senso di “primato”: archè pelagos cominciò ad indicare un qualsiasi “mare principale”, molto grande cioè, in cui ci sono tante isole.
Un’interpretazione interessante ma poco possibile è che si intendesse invece archè come “origine”. In questo caso archè pelagos avrebbe indicato che il mare fosse “l’origine delle isole”, nel senso che le isole “emergono” dall’acqua del mare.
In ogni caso quest’espressione passò in molte lingue moderne, unendosi in una parola unica. Proprio come in italiano, nel quale è diventato “arcipelago”, addolcendo inoltre la “c dura” in “c dolce”.
Un senso più esteso dell’arcipelago
Abbiamo detto che usiamo la metafora dell’insieme di isole anche per parlare di tutt’altro. Questo accade ormai con frequenza sin dagli anni ’70 del ‘900.
In quel periodo uscì infatti il libro di uno scrittore russo di nome Solženicyn relativo all’insieme dei campi di concentramento della Russia sovietica che fu fu intitolato “Arcipelago Gulag“. E da quel momento utilizzare la parola arcipelago per indicare un raggruppamento di “cose” che non fossero necessariamente isole diventò “legittimo”.
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