Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Amarcord – colonna sonora” – Nino Rota
Bentornati nella nostra rubrica! Oggi ci dedichiamo alla scoperta del significato di una parola che si sente spessissimo, ma della quale probabilmente non molti conoscono il reale significato.
Il vocabolo di oggi è amarcord. La cosa più semplice da pensare è che si tratti di un prestito dall’inglese, o magari da un altra lingua.
Ebbene, non è così. Come abbiamo visto nello scorso articolo – che potete leggere comodamente cliccando qui – può capitare che parole dialettali allarghino il loro raggio e diventino parole italiane in tutto e per tutto.
Dunque non si tratta di uno spostamento da una lingua all’altra ma di un allargamento dell’utilizzo di una parola da un dialetto locale alla lingua nazionale a cui fa riferimento.
Il vocabolo di oggi, amarcord, deriva dal dialetto romagnolo, e significa “io mi ricordo” (“a m’ arcord”), ed è diventata una parola italiana grazie ad uno dei più efficaci mezzi di nazionalizzazione della lingua: il cinema.
Infatti l’evoluzione del termine è avvenuta in una data precisa, il 1973, data di uscita del film “Amarcord” di Federico Fellini, ed oggi può essere impiegato nei più quotidiani contesti per riferirsi ad una rievocazione nostalgica del passato.
L’enciclopedia Treccani riporta questo come possibile esempio di utilizzo: “quando ci siamo rivisti abbiamo fatto un lungo amarcord”.
Parleremo ampiamente del fatto che la lingua dialoga sempre con il suo tempo e si evolve costantemente. La parola di oggi è un ottimo esempio per cominciare a dimostrarlo. Alla prossima parola!
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