Soundtrack da ascoltare durante la lettura: ”Sono solo parole” – Noemi
Avete presente il fatto che Facebook cambia nome? E anche il fatto che Meta, il suo nuovo nome -appena l’anagrafe acconsente– abbia un significato un po’…così?
Se la risposta è No, i consiglio di andare a ridare una letta alla notizia.
Comunque, tutto questo mi ha ricordato una frase che la mia professoressa di italiano delle medie amava dire quando ci sentiva usare parole inglese:
“Perché usate parole straniere? Ogni parola ha la sua traduzione italiana.”
Ma adesso, a cinque, se non più, anni di distanza –dipende da quale anno delle medie si prende in considerazione-, so che si sbagliava.
Esistono parole intraducibili
Moltissime sensazioni, ad esempio, in italiano vengono descritte, perché non esiste una parola per quel senso di appagamento quando vedi una persona che non ti sta antipatica fallire miseramente o avere sfortuna. –Non fate i santarellini dicendo “io non l’ho mai provata”. L’abbiamo provata tutti almeno una volta-.
I tedeschi la chiamano Schadenfreude, invece.
O quando ti senti in ansia e un profondo senso di irrequietezza ti attaglia. Ti spinge a muoverti e guardarti intorno, per vedere se qualcuno sta arrivando. In italiano come lo chiamereste? Beh, gli Inuit lo chiamano Iktsuarpok. Oppure c’è quel sentimento strano, che nessuno sa descrivere e che per ognuno è diverso; noi lo chiamiamo sentirsi a casa, ma i danesi usano una parola sola: Hygge.
Ma non sono solo sentimenti, ci sono anche azioni; come quella di comprare libri che non si ha il tempo di leggere, Tsundoku. -una delle parole giapponesi che più mi rappresentano-.
Oppure l’arte di arrangiarsi e trovare soluzioni strane e inaspettate, che in hindi si dice Jugaad.
Esistono parole per indicare quantità improbabili, come Gufra, parola araba che indica l’acqua che può essere contenuta in una mano; oppure come Poronkusema, la distanza che una renna può percorrere con calma prima di doversi riposare. Non voglio sapere in che contesto i finlandesi la inseriscono.
Ma esistono infinte parole intraducibili, e sono proprio queste a rendere preziosa una lingua.
“Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.”
(Emily Dickinson)
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