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Se mai vi dovesse capitare di origliare le conversazioni di noi kennediani, specialmente al cambio dell’ora, potreste notare come buona parte di queste siano composte da un mix di ansie e lamenti, in particolare, per una specifica materia: arte, o meglio, Disegno e Storia dell’Arte, una delle più ostiche – di certo non più della matematica e della fisica – qui al Liceo Kennedy.- Il YCB, di certo, non poteva stare a guardare e, infatti, io e Riccardo siamo partiti per portare a termine un’incredibile missione: capire il vero ruolo dell’arte nelle nostre vite e aiutare quegli studenti in difficoltà che sognano di approcciare meglio a questa materia, rendendola più piacevole da studiare.
La missione è stata portata a termine con successo grazie all’aiuto della professoressa Simona Raponi, laureatasi in Architettura all’Università della Sapienza di Roma e ad oggi docente, nel nostro liceo, di Disegno e Storia dell’Architettura – dite che avremmo dovuto scrivere “Storia dell’Arte”? Non preoccupatevi, a breve vi spiegheremo questa voluta sostituzione-. Affiancati dalla professoressa, ci siamo immersi in un mondo totalmente diverso da quello che pensavamo di conoscere. Quindi, un piccolo avviso: siate pronti a leggere di un Arte, anzi di un’Architettura, come non vi è mai stata raccontata.
La chiacchierata con la professoressa Raponi si è aperta con una piccola, ma fondamentale precisazione.
“A differenza di molti miei colleghi e molte mie colleghe, io non provengo da un mondo accademico artistico, ma da quello tecnico. Per me l’arte si traduce in architettura. Ecco perché preferisco, e mi piace, dire che insegno Disegno e Storia dell’Architettura.”
– Simona Raponi
Quando si parla di arte, infatti, non si fa riferimento solo a pittura e scultura, ma anche all’architettura, quell’argomento che spesso nei manuali scolastici non è ben approfondito o, se lo è, è spiegato in maniera tale che l’unica alternativa che rimane – oltre al piangere– è rinunciare e non studiare affatto. Un vero peccato, perché l’architettura è molto di più di quello che si trova nei libri; è lo studio di tutto ciò che ci circonda e, assieme alle altre arti, ci rende cittadini consapevoli.
L’articolo 9 della nostra Costituzione afferma che “la Repubblica […] tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione”. Ma come tuteliamo un patrimonio che non conosciamo? L’architettura è la risposta. Tutelare significa in primis portare rispetto e il rispetto, per ciò che è di tutti, come i luoghi e gli edifici pubblici, nasce solo dallo studio dell’architettura, che ci insegna ad avere stima dei nostri spazi tramite l’osservazione e l’analisi , specie del particolare, di ciò che ci circonda.
C’è da dire però che il Covid ha influito molto sul modo di insegnare l’architettura.
“Il salto creato dal Covid è stato terribile perché non si poteva disegnare e al rientro a scuola avevamo le ribaltine. Non potendo disegnare c’è stato uno studio più ampio ma teorico dell’architettura. Bisogna tornare alla pratica.”
– Simona Raponi
Una pratica immersiva e tecnologica, che non consista nel semplice disegno tecnico. La scuola si sta infatti progressivamente aprendo a una lettura tecnologica dell’architettura. Lo studente potrebbe entrare virtualmente all’interno di una struttura architettonica, osservare da molto vicino ciò che ha studiato, o sta studiando, ed apprendere grazie ad un’immersione a 360°.
Anche la professoressa lo ammette: studiare l’architettura non è facile, ma questo non significa che sia impossibile…Cosa fare allora per rendere l’apprendimento di una materia, all’apparenza così ostica, più facile?
La professoressa consiglia di non dimenticare che l’arte diventa molto più interessante se attualizzata, lavorando sul presente utilizzando le competenze apprese dallo studio del passato. Provare poi a guardarsi attorno, esplorare e andare a vedere dal vivo ciò che si studia, perché solo in questo modo si interiorizza “il malloppo teorico” del libro. Malloppo che può essere reso potabile se si studia in modo intelligente, sfruttando ad esempio la memoria visiva e facendo uso di dispense ricche d’immagini. Importante è però vivere l’arte come osservatori perché, quando si osserva, si comprende come l’arte scaturisca e racconti, a sua volta, una storia. Come essa sia un linguaggio con cui diamo forma agli eventi della storia, della nostra storia.
Scritto da: Zahra Javanmardi
Written by: Aurora Vendittelli
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