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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Si, viaggiare” – L. Battisti
Fermi tutti! I borghi non si svuotano più.
E’ rilevante il dato che indica la ripresa del turismo nei luoghi che lentamente, nel corso degli ultimi anni, stavano procedendo verso il triste destino del decadimento e dell’oblio. E invece, complice più di un anno di pandemia, la voglia di riprendere a viaggiare, oltre alle politiche attive in questo senso, stanno portando i borghi a vivere una nuova vita.
E sono i giovani la linfa vitale di questa inversione di tendenza, tanto che si è tornati a parlare di un concetto di hospitality che sembrava ormai dimenticato almeno in Italia. Quello dell’ostello.
Sempre più giovani ne usufruiscono e sempre più giovani sono scesi in campo facendo sorgere una miriade di nuove attività che cercano di racchiudere il nuovo spirito del nostro tempo. Certamente quello della ripresa, ma soprattutto quello della condivisione – fisica e social- che inevitabilmente si riflette sul turismo.
E l’ostello sembra la soluzione perfetta. Davide che ha provato quest’esperienza ci dice:
“E’ uno dei viaggi migliori che ho fatto. L’ostello è un concetto più leggero, più spensierato del viaggio, completamente diverso da quello abituale. E così ha modo, per più giorni e prezzo sicuramente più accessibile, di goderti veramente i posti. Il cosiddetto turismo lento. E conoscere nuove persone, viaggiatori come te, scambiarsi idee esperienze. Viaggiare, ora,per me vuol dire questo“.
Magari in treno, per sognare un po’ di più, come racconta il nostro Gianluca in un articolo.
La nuova vita degli ostelli in Italia ha un effetto positivo sui piccoli borghi. Quadruplica il numero dei posti letto, si crea occupazione impiegando personale del luogo, e ha il grandissimo merito di sfruttare edifici esistenti, caduti in disuso e lasciati all’abbandono, come caserme o altri edifici pubblici. Ripopola di fatto il borgo facendola divenire una “residenza diffusa” e conseguentemente fa rifiorire tante attività che fino allo scorso anno sarebbero state destinate a chiudere.
Un esempio notissimo è la bellissima Civita di Bagnoregio, soprannominata per anni “la città che muore”. Ma se ne possono elencare tantissime altre, sconosciute ma ricche di fascino e luoghi incantevoli. E forse
questa ondata di giovani armati di smartphone e social sarà utile a farle conoscere il più possibile, insieme ai suoi costumi.
A questo proposito, una ricorrenza mi torna utile. Nasceva proprio ieri, 22 agosto del 1908, Henri Cartier-Bresson, uno dei più grandi fotografi del nostro tempo. Soprannominato “l’occhio del secolo”. Nei suoi frequenti viaggi in Italia si ferma proprio in uno di questi borghi dimenticati, Scanno, in Abruzzo. Scatti che immortalano e rendono un luogo immortale.
Chiediamocelo con un sorriso. Che proprio Instagram sia il futuro dei borghi?
Written by: Andrea Famà
Tempo di lettura 2 minuti
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