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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Reality” – Lost Frequencies
È mattina abbastanza presto, prima delle 10, e Kevalin si sveglia con addosso tutta la calma del mondo.
Fa una doccia per svegliarsi e fa colazione con cornetti e pane appena sfornato, comprato in una delle botteghe disseminate per il centro di Genova. Deve fare il check-out alle 10 ed è puntuale, quasi come un orologio svizzero, solo che non ha quel classico rigore con cui ce li immaginiamo: lo fa con calma e pensando alla camminata che dovrà fare con il borsone in spalla per arrivare alla macchina. Fa caldo, terribilmente caldo. È mattina, non dovrebbe essere più sopportabile il clima? C’è il mare, non dovrebbe fare più freddo?
A quanto pare no e tutte le convinzioni di Kev -e anche nostre- crollano come un castello di carte.
Ve l’avevo già accennato, ma Genova è un vero e proprio labirinto e Dedalo si perderebbe in un batter d’occhio. Ma uscire dalla città è forse ancora più complicato. Kevalin si ritrova infatti imprigionato in una fila senza fine di macchine che, non solo non si muovono, ma che quando lo fanno, se rallentano, hanno bisogno di impostare la retromarcia. Il traffico cittadino non è una cosa piacevole e, nonostante il check-in ad Aosta, la tappa numero 2, sia previsto alle 14, non si può non sperare di uscirne.
“Dai, almeno c’è l’aria condizionata!”, penserete. Peccato che io debba far crollare anche questa certezza: l’aria serve veramente a poco quando sei dentro ad una macchina scura e ferma sotto i raggi diretti del Sole. Kav ha molto anticipo, peccato che un’ora di questo viene bruciato ancora prima di riuscire a salutare la città ligure.
Una volta superate le pianure piemontesi, che agli occhi di Kev erano più infinite della fila per poter lasciare Genova, manca ancora molto tempo prima delle 14. Perciò si decidono a sentimento, oppure si fanno consigliare da un amico/parente/conoscente/peggior nemico del posto, dei luoghi sulla strada per Aosta da visitare. Parla e cerca, cerca e parla; ne spuntano due.
Il primo è il Forte di Bard, altrimenti conosciuto come “Base dell’Hydra a Sokovia”, nel film Avengers: Age of Ultron. Quale fan della Marvel si priverebbe di visitare la fortezza?
Un castello militare arroccato sul cucuzzolo –termine altamente tecnico- di un’altura fin dai tempi dell’Antica Roma è un posto incredibile ed enorme e, fortunatamente, munito di ascensori-…preoccupantemente somiglianti a una bomboniera, di quelle con la palla che contiene un edificio e che se le scuoti, nevica; ma dettagli-.
È un posto che bisogna visitare, non solo per la sua comparsa nell’MCU. Il Forte di Bard, ricco di storia, è stato un punto militare strategico sin da Augusto e l’edificio ha dato filo da torcere anche a Napoleone. Kev vaga per i corridoi con un’espressione incantata e si fa rapire più volte dai quadri che raffigurano il luogo nel corso del tempo. È affascinante vedere come questa, e il borgo sottostante, siano cambiati adattandosi al passare del tempo.
La seconda tappa dista 10 minuti dalla prima -sì, oggi è un numero ricorrente.- : il Castello di Fenis.
Di questo però Kevalin ci ha potuto raccontare poco. È arroccato anche questo, ma privo di ascensori, e la cosa, unita ai 37°, ha attentato alla vita del nostro inviato nomade e questa fatica è stata inutile: l’accesso è consentito solo con la guida turistica.
Troppo tempo, calcolando che sono già le 17.
Perciò torna in macchina e riparte per Aosta, facendo i pochi chilometri che mancavano.
Kevalin ha avuto una fortuna sfacciata per gli alloggi, visto che anche oggi dorme in un appartamento letteralmente al centro della città.
Mi rincresce informarvi, cari lettori, che non conosco la magia che ha scagliato Kevalin su di sé -anche se lo scoprirò al più presto, capito Kev?-, ma anche oggi riesce a resistere al richiamo del dolce poltrire e a fare un giro della città.
Strade larghe -normali se vieni da qualsiasi parte del mondo; larghe se vieni dai vicoletti di Genova centro. – e a volte 600 metri appaiono come se fossero 2 chilometri, probabilmente un effetto ottico. -Succedono molte cose strane in questo viaggio.-
Perlustrando le vie, si imbatte nel criptoportico, dove riesce ad imbucarsi all’ultimo minuto e ripromettendosi di tornare a vedere il teatro romano, il museo archeologico, la basilica di San Lorenzo e i luoghi che ancora non conosce di questa città.
Written by: Aurora Vendittelli
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