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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “La città vecchia” – Fabrizio De Andrè
È estate -sì, lo so: non ve n’eravate accorti– e questo cosa vuol dire?
Caldo, zanzare, afa, sfasare il ciclo di dormi-veglia, mangiare di tutto e di più e campare di spritz. Certo, ma significa anche “viaggio”.
Essenzialmente ci sono due tipi di viaggiatori estivi: coloro che hanno già pianificato tutto, anche nel più minimo dettaglio e partiranno con un aereo ad un orario improbabile per far quadrare i conti; e coloro che invece andranno sempre nello stesso luogo estivo, rivedranno gli stessi amici e, per questo, non hanno pianificato niente.
C’è una terza opzione, che bisogna tenere in conto ed è quella che ha preso una persona che, per comodità, chiameremo Kevalin. –Sì, sembra un nome di un cavaliere di qualche fantasy e se volete, potete immaginare che sia così-.
Per una serie di motivi, a noi sconosciuti, che possono andare dal “Una persona ha avuto questa idea e non ho capito bene come, ma ci sono dentro fino al collo.” Al “Ok, spariamo.”, Kevalin si sta facendo una valigia sufficiente per una decina di giorni. Prende tutte le cose che servono per il viaggio: un buon libro, i documenti –sembra scontata come cosa, ma non fa mai male ripeterlo-, un quaderno dove annotare il viaggio, le prenotazioni dei posti dove alloggerà, vestiti, biancheria, il beauty case, il caricatore, CD e così via. Ha preso tutto ed è giunto il momento di andare. Prende il borsone e lo zaino e carica la macchina e parte.
Kevalin parte da Roma, perché prima di andare ha fatto un salto nel luogo più magico d’Italia: gli studi di voicebookradio.com. Anche grazie a questo saltello, noi sappiamo che cosa farà in questi giorni, visto che ha promesso di tenerci aggiornati anche sui più piccoli movimenti. E perciò voi siete qui, a leggere di questo viaggio a puntate. –Raccontarvi tutto subito avrebbe ucciso la suspance e io adoro troppo mettere le persone sulle spine-.
Comunque, il primo giorno Kevalin si dirige a Genova. Cinque interminabili ore di macchina accompagnate da tanta buona musica, o almeno è così che pensa sarà il suo primo giorno di viaggio.
Quella del 2022 è un’estate secca e afosa e perciò la nostra bellissima penisola sta piano piano –ma poi non così tanto piano– diventando uno di quegli enormi falò che si accendono in spiaggia la notte di San Lorenzo.
Come potrete immaginare, quello di Kevalin non è stato in alcun modo un viaggio senza intoppi: all’altezza di un paesino di mare dalle parti di Livorno, la polizia blocca la strada e obbliga tutti ad imboccare l’uscita. Non viene fatto nessun controllo, semplicemente non si può proseguire oltre a causa di un incendio. Perciò anche l’altra strada è stata completamente bloccata.
È mezzogiorno e mezza, il caldo è infernale, tanto che si è già completamente zuppi senza bisogno di fare un tuffo in mare e non si può andare da nessuna parte. Voleva arrivare a Genova per le 14.
Una persona, in genere, si metterebbe ad “usare parole molto colorite” in questa situazione; ma Kev non ha alcuna fretta. Tanto vale che si faccia un giretto. Fa caldissimo. Sì, so che sto continuando a dirlo, ma è perché Kev è un mare di sudore e “come disfarsi di questo caldo” è l’unica cosa a cui pensa.
Due ore, tanta noia, una frittura di pesce –che fai nonne approfitti?- e una granita salvavita dopo, Kevalin è di nuovo nella macchina, a fare una sauna gratuita e, visto che era stata parcheggiata al sole, è probabile che sui palmi delle sue mani, adesso, ci siano delle ustioni di terzo grado. Non ha importanza, perché l’incendio è stato spento e il viaggio può ripartire. La macchina scorre senza intoppi sull’asfalto e alle casse si alternano P!nk, The Who, Elvis, i Queen e canzoni di artisti casuali. Tutto procede per il meglio e, nonostante sia stancante guidare così tanto, i chilometri non sembrano pesargli.
Nell’ultimo tratto di Toscana gli si gela il sangue: ci sono fumi di incendi ovunque e, per molte volte, teme di dover rivive la disavventura successa a pranzo; ma, al massimo, questa volta, fanno cambiare corsia.
Galleria, galleria, curva, galleria con curva, curva, galleria e… sorpresa!
Non sa come immaginarsela, Genova. Si sviluppa tra il mare e due alture, nella valle tra le due e un po’ anche su queste.
Le strade sopraelevate sono incantatrici, ma il loro sfondo cambia: palazzi molto moderni lasciano piano piano spazio a quelli più vecchi, della città storica e l’unica cosa che Kevalin vorrebbe fare, in questo momento, è lasciare la macchina nel bel mezzo della strada e perdersi tra i vicoli della città.
Sono le cinque, quando, dopo molta fatica e confusione, trova un parcheggio per la macchina e si inoltra nella penombra delle stradine per trovare l’appartamento dove dormirà stanotte. Borsone e Google Maps alla mano, eppure, ha paura di aver perso comunque la strada.
Il posto è accogliente e, manna dal cielo, ha l’aria condizionata. Ma Kev non ha la minima intenzione di cedere al richiamo del morbido, accogliente, candido letto e si sistema per andare ad esplorare.
È banale, ma la prima cosa che va vedere è l’Acquario, riuscendo a comprare i biglietti per un soffio.
Quel posto è l’incanto fatto luogo e probabilmente molti visitatori hanno speso la giornata tra quelle vasche piene di pesci variopinti, meduse, squali, mante, razze, crostacei e mammiferi. Sono un vero spettacolo.
Analogamente lo è la città, ma in un modo totalmente opposto.
I palazzi sono alti e i vicoli stretti e costellati da botteghe di ogni tipo: ferramenta, fruttivendolo, boutique e ristoranti, tatuatori, tabaccherie, bar… alcuni posti sono così piccoli che impossibile non domandarsi come faccia, quell’attività, ad essere ancora in piedi.
Sembra di essere stati catapultati in un paese. Genova è un po’ sporca e buia, eppure ha un fascino rassicurante. Una sorta di decadenza voluta che non può fare a meno di ricordare Il Castello errante di Howl di Miyazaki. Porte strette e coperte di graffiti e borchie si alternano a portali più grandi, decorati con statue e bassorilievi.
E poi c’è la continua sorpresa delle strade strette che improvvisamente si aprono in piazze più grandi piene di sedute di un ristorante.
Genova è un labirinto in cui ci si perde molto volentieri.
Kevalin torna all’appartamento la sera, dopo aver mangiato i piatti tipici: tagliata di carne, tagliere di formaggi e –ok, ok la smetto di scherzare.- pasta con il pesto, del pesce squisito e… le ore passano in fretta.
Torna all’appartamento senza sentire la stanchezza del giorno intenso, ma con una soddisfazione totale nella giornata appena trascorsa, e non può fare a meno di domandarsi dove andrà domani.
Written by: Aurora Vendittelli
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