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Cinema e TV

On Stage: al Mo.MA. di New York va in scena il videoclip

today4 Marzo 2023

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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Video Killed The Radio Star” – The Buggles.

Signals: How Video Trasformed the Word è il titolo della mostra sul video che si terrà al Museum of Modern Art a New York.

L’impatto del mezzo del video sulla società e come ha trasformato il mondo, questo sarà il cuore pulsante della mostra. Dagli anni ’60, quando ha fatto il suo ingresso tra i beni di consumo, è stato e continua ad essere strumento di propaganda e persuasione, oltre che di testimonianza e resistenza.

Discutiamone…

Verranno esposte e “trasmesse” 70 opere di artisti contemporanei e si metterà in discussione il potere di questa tecnologia che ci ha conquistati ormai da anni, persuadendoci, informandoci e intrattenendoci. La mostra sarà curata da Stuart Comer Chief Curator of Media and Performance Art presso il MoMa – e Michelle Kuo The Marlene Hess Curator of Painting and Sculpture -. 

Comprenderà opere e installazioni provenienti soprattutto dal museo stesso. Non solo, precede anche il cinquantesimo anniversario che avverrà l’anno prossimo di Open Circuits: An International Conference on the Future of Television, la conferenza avvenuta nel 1974 organizzata dal museo newyorkese per promuovere il videoclip ad artisti, critici, curatori ed educatori. Da allora questa “arte” è divenuta un gioiello per la galleria che vanta una delle più grandi collezioni di mass media a livello internazionale.

Arma a doppio taglio

Il videoclip è da sempre stato il mezzo più potente per fare propaganda e soprattutto per testimoniare la realtà facendosi “nemico acerrimo della radio”, così come recita il testo del brano che ho scelto come colonna sonora di questo articolo. Tra l’altro primo videoclip musicale trasmesso su M-Tv.

“Rewritten by machine and new technology. And now I understand the problems you can see. I met your children. What did you tell them? Video killed the radio star.” / “Riscritto dalla macchina e dalla nuova tecnologia e ora capisco i problemi che puoi vedere. Ho conosciuto i tuoi figli. Cosa gli hai detto? Il video ha ucciso la star della radio!”

In stretta parentela con la fotografia alla quale ha aggiunto il movimento, diviene un’arma a doppio taglio. E’ risaputo il suo potenziale capace di intrattenerci, influenzando e indirizzando pensieri. Per questo veniva utilizzato soprattutto nel contesto politico.

videoclipCome dichiara Kuo: “Il video è diventato una tecnologia di largo consumo negli anni ’60 ma anche soggetto a controllo totale, sia commerciale che governativo, in molte nazioni nel mondo. Oggi, in un processo accelerato dalla pandemia, il video è sempre presente, sugli smartphone, sugli schermi dei computer, forma le nostre idee, la nostra politica, diffonde disinformazione, documenta, fornisce prove e diffonde entusiasmo”.

Il vecchio social media

Il video può essere considerato il nostro primo social media dato il suo pontenziale di connettere milioni di persone. Ma non solo! Una volta che gli artisti sperimentarono la diretta durante gli anni ’60 e ’70, riuscirono a registrare, creare e trasmettere il proprio prodotto in tempo reale in tv, senza far ricorso a grandi attrezzature o studi. In virtù di questo potere, il video e la televisione divennero partner in crime sotto il controllo governativo e aziendale.

VideoclipMa, tornando al Mo.MA., attraverso e loro opere gli artisti presenti nella mostra cercheranno di discutere sul videoclpi, così potente da circolare in qualunque momento intorno a noi. Sicuramente per i videomaker è un’opportunità, ma anche per gli amanti del cinema, della fotografia o dell’arte in generale. Quindi se fate un salto nella Grande Mela durante quel periodo fatevi affascinare, sedurre e persuadere dallo schermo.

Scritto da Christian Inbrunnone

Written by: Redazione

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