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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Psycho Killer” – Talking Head
Ho parlato di castelli e di un manicomio, quindi è arrivato il momento di scrivere degli spettri che infestano i luoghi di culto. -Non preoccupatevi: cercherò di contenere le frecciatine.- Ci spostiamo nel Sud Italia, a Sicignano degli Alburni, in provincia di Salerno. Vedete il paese? Bene, perché sulla collina vicina ci sono le rovine, risalenti al 1600, del monastero dei monaci del diavolo. – È abbastanza offensivo, visto che il monaco demoniaco era solo uno, ma vabbeh. Sui nomi io non ci posso vare niente.-
Esistono molte versioni sulla leggenda del monastero, alcune più crude e piene di dettagli, altre molto vaghe. Io cercherò di fare una via di mezzo, per non impressionarvi troppo.
La leggenda risale al 1700, quando un giovane vagabondo, triste e affamato, di nome Giovanni, durante una notte di tormenta, bussò al portone dei monaci benedettini, chiedendo aiuto e riparo. Ovviamente, come la buona carità cristiana impone, gli abitanti del monastero lo accolsero e lo curarono. Così Gio iniziò a vivere con loro, facendo dei lavoretti e condividendo il loro stile di vita, finché, dopo un anno, non prese i voti. E, a questo punto, la leggenda si divide sulla sua vita monacale: secondo alcune versioni, quello stile di vita non faceva per lui ed era infelice; secondo altre, si stava ambientando bene.
Che fosse a o fosse b, non ci interessa, perché in entrambe le versioni incontrò e si innamorò di una giovane contadina. Ovviamente, il fatto di avere una amante portò un cambiamento nel suo modo di agire e un suo confratello se ne accorse e li denunciò al priore del monastero.
Cosa mai poteva succedere a quella coppia? Mah…chi lo sa…
Lei venne torturata per stregoneria e uccisa –vi risparmio i dettagli. Potrei traumatizzarvi.-, Gio venne invece rinchiuso a in una cella buia ed umida, in compagnia dei ragni, dei ratti e delle grida di lei. I monaci credevano che si sarebbe pentito e inaspettatamente si pentì. Di aver preso i voti, sicuramente. Dopo un anno di reclusione e la morte di lei, i monaci, credendo che avesse ottenuto la redenzione, lo fecero uscire dalla cella e lo riammisero nella vita del monastero. -Nonostante avesse l’aspetto di Ezekiel alla fine della terza stagione di A Tutto reality.-
Ma c’era qualcosa che, inspiegabilmente, face pizzicare il senso di ragno dei monaci. Forse era il saio nero che Giovanni aveva iniziato ad indossare; potrebbero essere stati gli sguardi inquietanti che lanciava; forse le parole senza senso che borbottava quando era da solo o il ghigno che aveva sempre sulle labbra; o forse era la zuppa andata un po’ a male. Quale che fosse il motivo, noi non lo sappiamo di certo. Ma ad un certo punto, dei monaci iniziarono a scomparire, il primo fra tutti –guarda un po’ che caso!- quello che aveva denunciato la coppia al priore e vennero tutti ritrovati uccisi malamente.
La furia di Giovanni, che aveva sicuramente fatto un patto con il diavolo, non si fermò quando tutti i monaci coinvolti nell’omicidio dell’amata morirono. E non lo fece nemmeno quando venne dichiarato priore. Chiunque si avvicinava al monastero, moriva.
Spoiler: no.
Non si fermò nemmeno quando, a venir uccisa, fu una giovane nobile appena sposata, che passava di lì per caso. Però questa uccisione fece drizzare le orecchie del signore del terreno, che mandò dei soldati a controllare, raccogliendo la testimonianza dei pochi monaci rimasti. Così Giovanni, con il suo saio nero e il suo sorriso inquietante, venne impiccato, ma nemmeno in quel momento l’aura di terrore abbandonò il monastero. -Giovanni aveva usato un misto proibito di Vinavil e Colla a caldo.-
L’ultimo avvistamento di Giovanni risale al 1989, quando un gruppo di ragazzi decise di andare a infastidire i fantasmi nel cuore della notte. -Una scelta peggiore non si trova nemmeno in un film horror.- Ma, quando arrivarono, non ebbero nemmeno il tempo di entrare che videro la figura di monaco con un saio nero che si avvicinava e -facendo la scelta più raccomandabile– scapparono a gambe levate. Però -c’è sempre un però.- uno dei ragazzi rimase impigliato in un cespuglio e venne raggiunto dal monaco, che gli sussurrò qualcosa all’orecchio in una lingua intraducibile. -Probabilmente un “Adesso vai in paese e racconta a tutti che cosa è successo. Così nessuno viene più a disturbarmi. Corri, coniglietto, corri”- Se volete visitarlo e sopravvivete, raccontatemelo.
Written by: Aurora Vendittelli
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