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Abbiamo passato troppo tempo nel Sud Italia – due settimane sono tante, sento l’esigenza di ricordarvi che questa rubrica è un flipper. -, quindi saliamo a Piacenza, al Castello di Rivalta. Sorprendentemente nemmeno questa volta dovrete intrufolarvi in un posto abbandonato e decadente: è aperto al pubblico tutti i giorni, solo che durante la settimana bisogna prenotare e il biglietto ha prezzi differenti in base al tipo di visita e all’età. – Nel dubbio, dite che avete dieci anni: funziona sempre.
Potrei iniziare questa digressione storica parlandovi della battaglia della Trebbia tra Annibale e i romani, che teoricamente si è svolta in quel territorio, ma… naaah: c’è un bel salto tra la seconda guerra punica e l’XI secolo, ovvero a quando risalgono le prime certificazioni storiche dell’esistenza del Castello di Rivalta. Infatti nel 1048 l’Imperatore Enrico III di Franconia confermò ad un monastero di padri benedettini l’appartenenza della costruzione che sarebbe poi passata, un secolo dopo, alla famiglia dei Malaspina, come afferma un documento del 1164. Poi all’inizio del XIV secolo, compare la figura di Obizzo Landi di Cerreto, strettamente legato ad una delle leggende che avvolgono il castello:
Obizzo era amico di Galeazzo Visconti, signore di Piacenza, ma un giorno, mentre ospitava Bianchina, per gli amici Ermellina Bagarotti e per la famiglia Orsolina della Torre –aveva più nomi di Silente!-, moglie di Galeazzo, non poté non approcciarla. Trattandosi di una leggenda medievale, ci aspetteremmo che lei accetti le avance e che il marito li colga in fragrante; invece lei lo rifiuta e va a denunciare Obizzo a Galeazzo, che, ovviamente, gli fa guerra. – Ed effettivamente vi fu una guerra tra queste due figure storiche, che poi sia per una donna o perché il caro Obizzo si era seduto troppo comodo nel castello e aveva sfidato il duca di Milano e il signore di Piacenza, sono dettagli.-
Poi, ovviamente, il castello subì numerosi cambiamenti per adeguarsi all’evoluzione delle armi. -Avete mai visto le mura di una fortezza del mille e cento resistere ad un cannone? Spoiler: crollano più facilmente di un castello di carte.– Per il resto, non ci sono colpi di scena. Il castello ha continuato ad essere passato tra le mani dei vari rami della famiglia Landi per tutta la sua storia ed è ancora di loro proprietà.
C’erano due fantasmi che infestavano il Castello di Rivalta, ma uno si è stufato e adesso, l’altro, si sente particolarmente solo e in vena di scherzi.
Il primo fantasma rispondeva al nome di Pietro Zanardi Landi. Visto che il loro erede maschio morì nella guerra contro Obizzo, il Castello di Rivalta e altre ricchezze sarebbero dovuti passare a Pietro o Galvano Landi, i mariti delle figlie di Bianchina e Galeazzo. Quindi, come due bravi gentiluomini che cercano di capire chi deve passare prima da una porta, iniziarono a discutere finché uno dei due non si stancò e uccise l’altro. Si dice che il fantasma di Pietro smise di infestare il castello nel 1890, quando i beni vennero passati ai discendenti della vittima. –Non era assolutamente uno che si legava le cose al dito.-
Il secondo fantasma si chiama Giuseppe. Era un cuoco molto dotato, che lavorò al castello nel Settecento e… se la fece per un po’ di tempo con la moglie del maggiordomo. Non vi sorprenderà sapere che fu poi ritrovato morto. Però Beppe non è una persona che porta rancore, è un più Pix di Harry Potter: accende gli interruttori e fa dispetti. Si dice che quando soggiornò al Castello la Principessa Margaret d’Inghilterra, lui si divertì a far impazzire tutti gli elettrodomestici della cucina vecchia durante la notte. Insomma, è un tipetto vivace e che apprezza la compagnia.
Written by: Aurora Vendittelli
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