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Soudtrack da ascoltare durante la lettura: “WolfWalkers Theme” – Bruno Coulais
Iniziare una nuova rubrica è sempre difficile, ma non potevo di certo tirarmi indietro quando si parla di fantasmi. O sbaglio?
Però la parte veramente difficile è stata decidere di cosa parlare. Quale sarebbe stato il mio inizio in grande stile. –Sì, sto iniziando ad avere una botta di autostima non indifferente.- Poi la mia memoria inaffidabile si è ricordata del Castello di Fumone e di come sia la casa non di uno o due, ma di almeno 18 fantasmi diversi. Molti purtroppo non hanno nome, ma quattro sono stati sicuramente identificati -e ve ne parlerò dopo con calma e a pezzi-.
Prima di passare alla parte raccapricciante, devo fare dei retroscena storici, altrimenti il resto sembrerà totalmente fuori contesto. Il Castello ha origini antichissime, tanto che era già stato abitato nell’Antica Roma e fu usato come rifugio da Re Tarquinio il Superbo –ve lo ricordate? È stato uno dei sette re di Roma. L’ultimo della filastrocca.- quando fu scacciato dalla città. Il suo nome insolito –inizialmente pensavo si chiamasse così perché è veramente molto vicino a Frosinone, nel Lazio.– lo deve alla funzione di vedetta e per l’uso del fumo per avvisare Roma di nemici in avvicinamento.
E poi, dal X secolo divenne un luogo importante legato allo Stato Pontificio, tanto che fece parte della sua rete di prigioni. -Il numero delle persone che venne murato vivo è imprecisato. E credo di aver detto tutto.- Qualcuno se lo sta domandando, lo so: perché ho chiamato questa parte “Le Popolane”?
Perché qui, a venir torturati non erano solo i carcerati, ma anche le giovani che, quando venivano esaminate per la “Ius Prime Noctis”, non risultavano vergini. E poi, ovviamente, venivano uccise.
Già, questo castello non risparmia proprio nessuno.
Il primo ad essere imprigionato qui fu l’Antipapa francese Gregorio VIII e che qui venne murato vivo. O almeno così si dice, perché dal 1124 ad oggi, la sua tomba non è stata ritrovata. Centocinquanta anni dopo circa, il 19 maggio 1296 –non ho voglia di fare i calcoli.- avvenne una delle morti più celebri del castello: Papa Celestino V, che passò molti anni in una cella che, assicuro, farebbe venire la claustrofobia ad un lombrico. Stando alla leggenda, nell’ultimo periodo di agonia del papa apparve una croce in cielo e rimase lì, sopra al Castello di Fumone, fino alla sua morte.
Per questa storia dobbiamo fare un salto temporale, fino alla metà del 1800 e ve lo devo dire: se siete deboli di stomaco o vi impressionate facilmente, non leggete questo sottotitolo. Della famiglia che abitava il castello ci sono solo due nomi che sono importanti: la Duchessa Emilia Caetani e il Marchesino Francesco Longhi. Ma iniziamo dal principio.
Francesco Longhi era un bambino di 5 anni, che non si accorgeva di cosa implicava la sua esistenza per le sue sette sorelle maggiori. Ma, sfortunatamente, ciò non valeva per entrambi i lati e più lui, in quanto erede, veniva coccolato e viziato, più loro diventavano gelose. Così un giorno, dopo aver accusato malessere da tempo, il piccolo morì. Non si conosce la causa, ma le possibilità, sono due, anche se la modalità è la stessa: piano piano, ad ogni pasto, le sorelle inserirono nel cibo del minore qualcosa, arsenico o piccoli pezzi di vetro, che lo uccise lentamente e dall’interno.
La madre, disperata, lo fece imbalsamare -sì, abbastanza è raccapricciante.- con una tecnica particolare, – che non si conosce, perché guardate un po’ che caso, pochi giorni dopo averlo fatto il medico morì.- e passò il resto dei suoi giorni a piangere la sua perdita. Era tanto sconvolta che fece modificare tutti i quadri del castello, vestendoli a lutto, e non passò giorno in cui non si recò alla teca dove conservava il corpo di Francesco – Teca in cui si trova ancora oggi, in bella mostra per i visitatori.-, vestendolo e facendolo giocare come se fosse stato ancora in vita. Si dice che il fantasma della donna vaghi ancora per i corridoi piangendo il bambino, mentre quello di Francesco si diverte ancora a spostare e a bighellonare con i suoi giocattoli preferiti, che sono conservati insieme a lui.
Brrr. Giuro che non programmavo di scriverla in quel modo, quella parte, ma a quanto pare le mie mani la pensavano in modo diverso. Comunque…cosa dovevo dire?
Ah sì! È quasi scontato che, anche solo per il complesso architettonico e la sua immensa storia, il Castello di Fumone è una grandissima attrattiva da visitare. Dopotutto è innegabile che il soprannaturale ha un fascino su tutti e andare dove uno spirito aleggia è un’occasione difficile da farsi scappare. Anche solo per lo sfizio di sentire uno spiffero sul collo e scambiarlo per un fiato!
Written by: Aurora Vendittelli
Tempo di lettura 2 minuti
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