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Soudtrack da ascoltare durante la lettura: “Hide and Seek” – Lizz Robinett
Su questa rubrica in giro per lo stivale potrei creare tutto un percorso, un itinerario che sarebbe possibile seguire per visitare tutti i luoghi infestati in successione. Oppure potrei farvi girare come una pallina in un flipper e, visto che sono una persona molto sadica, indovinate un po’ che decisione ho preso?
Alla domanda non serve risposta, quindi spostiamoci dal Lazio per raggiungere Moncalieri, un comune vicino Torino. Qui c’è il Castello della Rotta, come credo avrete intuito dal titolo.
Vi do subito la “brutta” notizia, così almeno la sapete e strappiamo subito il cerotto. Google mi informa, molto gentilmente che:
“Si può visitare previo appuntamento, infatti tale dimora è in mano all’arma dei carabinieri, all’atto della prenotazione va lasciato nome cognome data di nascita dei partecipanti che saranno ricontrollati all’ingresso.“
Credo abbiano paura che il numero di fantasmi possa aumentare e sono già in sovrappopolazione, come è tipico delle costruzioni di epoca medievale. Il Castello della Rotta, per la precisione, risale al IV secolo e fu costruito per difendere il ponte di Banna, un importante passaggio di una strada romana e le strade, come il gioco Carcassonne ci insegna, erano estremamente importanti nel Medioevo.
Durante i secoli di storia è passato dalle mani dei romani a quelle dei templari, passando per i Longobardi. Dovendo precisare: finì in mano ai Cavalieri di Malta come dotazione dal Vescovo Arduino di Valperga ad Alberto, Maestro della milizia del Tempio. E ovviamente, un luogo legato ai templari è un luogo legato a morti violente. I due fattori vanno a braccetto.
Potrei parlarvi di tantissime persone che abiterebbero, non materialmente, il Castello. O raccontarvi del nobile che divenne frate e combatté in Terra Santa dopo la morte dell’amata mentre stava difendendo il castello.
Potrei raccontarvi dei crimini di un monaco che vi fu murato vivo nel 1400. Potrei raccontarvi del fantasma che vaga con la propria testa in mano, o della donna che si suicidò per scappare agli abusi del marito… Oppure degli innumerevoli soldati morti nelle battaglie intorno al Castello della Rotta.
E potrei anche raccontarvi di come ogni anno, tutti i fantasmi si riuniscano per una vera e propria processione nella notte tra il 12 ed il 13 giugno, verso il maniero. Ma le leggende principali di questo luogo sono due: il cavaliere e la nutrice con il bambino.
Ovviamente, uno degli spettri è anche il primo di cui parlerò. Via il dente, via il dolore. E’ quello di un cavaliere templare. La leggenda vuole che una dama francese arrivasse al castello per sposarsi con il suo signore, ma questa si innamorò –indovinate un po’ che sorpresa!– del cavaliere onorevole e senza macchia né vergogna -sì, le leggende stereotipano molto i personaggi-. Ma, ovviamente, furono scoperti e lei venne rinchiusa nella torre del castello.
Il cavaliere, invece di provare a salvarla come nelle migliori fiabe, si votò a Dio e andò a combattere nelle crociate. Quando morì, il suo corpo venne sepolto lì e il suo spirito iniziò ad infestare il castello in cerca della sua amata. Questa leggenda venne accentuata quando, tra i tantissimi cadaveri ritrovati, fu scoperta la sepoltura di un cavaliere con il suo cavallo e con una croce sul petto.
Giuro che non lo faccio apposta: sono i fantasmi bambini che perseguitano me, non il contrario! Ma forse è meglio se prima vi racconti la leggenda:
Ad un certo punto nella storia visse, nel palazzo, un bambino molto dispettoso che faceva penare la nutrice, fino a portarla quasi alla disperazione. Un giorno quella povera donna, non riuscendo a trovarlo, percorse l’intero castello di corsa, fino a fermarsi a riprendere fiato nel cortile che dava sulla strada. A quel punto il bambino, che si era nascosto dall’altro lato, uscì a prenderla in giro e, mentre lei lo rimproverava, una carrozza trainata da cavalli imbizzarriti lo travolse.
La scena la sconvolse talmente tanto che si suicidò. Si dice che i due fantasmi si rincorrano da una stanza all’altra tutto il tempo, il primo alla ricerca della madre e la seconda sulle tracce del bambino. Perciò, se durante la visita vi capita di sentire odore di rose e gigli, sappiate che da lì è passata la nutrice.
Brrrr e con questa tragica nota profumata è il caso di chiudere anche questo articolo: credo che la vostra mente stia già aggiungendo milioni di particolari alle storie che vi ho appena raccontato. E ancora non avete nemmeno visitato il castello!
Written by: Aurora Vendittelli
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