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Cultura

Ok, respira! Castello Murat di Pizzo

today20 Febbraio 2023

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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Soldier, Poet, King” – The Oh Hellos

La settimana scorsa vi avevo abbandonati in Sicilia e sorprendentemente oggi non ci spostiamo di troppo: Castello Murat di Pizzo Cabro. -Sì, so che è al centro di tante barzellette questo Comune, ma ha anche una storia di fantasmi da raccontare-. So che siete impazienti per la storia di fantasmi, ma Gioacchino può aspettare il tempo di un recap storico.

Il Castello

La costruzione del castello avvenne in due momenti ben distinti della storia:

  1. La Torre Mastia, ovvero la torre d’avvistamento, venne costruita alla fine del 1300, insieme al resto del sistema difensivo contro le incursioni saracene.
  2. 12 novembre 1480. L’ordinanza di Ferdinando I D’Aragona decretò la costruzione del castello, insieme a molti altri nei punti più soggetti alle scorrerie. Vennero quindi aggiunti alla torre un massiccio corpo rettangolare e un’altra torre. –Semplice, veloce perché ci impiegarono solo 4 anni e non del tutto indolore. Proprio come piace a noi-.

Potremmo pensare che di castello avesse poco, visto che fu sempre un presidio miliare, ma in realtà non è così: la parola viene da castrum, fortezza, e tutto quadra. –Potete usare questa chicca con l’insegnante di latino-.

Castello di Murat
Castello di Murat

Inizialmente il feudatario che lo possedeva era il Conte di Mileto, Carlo Sanseverino, ma venne privato dei titoli perché si fece coinvolgere in una congiura contro il sovrano. –Una sciocchezzuola, in pratica-.

Nel 1505 il Castello venne dato ai De Mendoza e, per successione, ai De Silva. – Noi ci passiamo i vestiti usati, questi si passavano i castelli!– Infine nel 1884, un bel po’ dopo l’abolizione del sistema feudale come i libri di storia ci insegnano, divenne passato dal demanio al Comune di Pizzo, che l’ha reso visitabile.

Gioacchino Murat

Gioacchino Murat, è il protagonista della storia che avvolge Castello Murat –non l’avreste mai detto, vero?-. Era un ragazzo di umili origini, nato il 25 marzo 1767, un classico undicesimo figlio di un albergatore dell’oggi chiamato Bastide-Murat. Quindi, per definizione, i genitori speravano che intraprendesse una carriera ecclesiastica. Però, come tutti i bravi figli che devono deludere i genitori, il clero era la cosa che meno lo attirava, quindi, facendo di testa sua, si arruolò in cavalleria.

Gioacchino era un ragazzo fortunato e che si muoveva in fretta: il 20 gennaio del 1800 riuscì a sposare Carolina, la sorella di Napoleone, di cui era alleato. – Non illudiamoci: Bonaparte, come tutti i fratelli, era gelosissimo della sorella e contrario alle  nozze-. E, pochi anni dopo, venne proclamato Re di Napoli, dove venne adorato dalla popolazione, ma disprezzato dal clero. –Come potevamo ben immaginare.-

Gioacchino Murat
Gioacchino Murat

Fortuna esaurita

La sua buona sorte però si esaurì in fretta: perse il Regno di Napoli, che finì nelle mani di Ferdinando I di Borbone, Re di Sicilia. Ovviamente cercò di riconquistare il  regno di Napoli, ma si ritrovò a Pizzo, nel cuore del regno di Ferdinando, perché i suoi uomini gli avevano voltato le spalle. Venne quindi catturato e condannato da un processo il cui verdetto era deciso prima ancora che iniziasse: fucilazione. Il 13 marzo 1815, Gioacchino Murat non si tirò indietro e le sue ultime parole divennero famosissime:

“Non mirate al volto, ma al cuore. Fuoco!” – Giocchino Murat

E qui inizia il mistero: che ne fu del corpo?

Secondo alcune versioni venne gettato in una fossa comune; per altre venne seppellito nella chiesa di Castello Murat dove venne ucciso; in altre ancora venne decapitato e la testa spedita al re rivale -io non avrei apprezzato il regalo, ma a quanto pare andava di moda all’epoca.-, mentre il resto delle membra fu dato in pasto ai pesci. Fatto sta che il suo spirito vaga ancora nella navata della chiesa, accendendo luci e agitando le catene con cui lo avevano imprigionato.

Written by: Aurora Vendittelli

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