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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Bottom Of The Sea” – Muddy Waters
Dall’alto dei miei 18 anni di vita e dalla mia vasta e certificata conoscenza artistica, proclamo come corrente più magic-trip del mio libro di scuola, il Simbolismo. Voglio dire, quali droghe esistevano dell’Ottocento? L’LSD no di sicuro. Eppure, a ben vedere queste opere, dettagliate e fantasiose, mi sorge un dubbio. Allora prendiamo la macchina del tempo e andiamo a dare uno sguardo in prima persona a questa realtà simbolista.
Come ci insegna la storia, appena uno fa per dire qualcosa, ecco che qualcun altro gli va contro replicando – così, tanto per mettere zizzania -. Nella seconda metà dell’Ottocento il Realismo si faceva sempre più prepotente e qualcuno non l’ha proprio digerita. Infatti, sulla rivista “Le Figaro” venne pubblicato da Jean Moréas il manifesto del Simbolismo. Un po’ di paginette in cui si impegnava a contraddire tutto ciò che è vero, mettendo in discussione la realtà che ci circonda. Ognuno di noi indosserebbe, allora, degli occhiali, unici da individuo ad individuo che, attraverso la sua struttura e forma, filtrano e modellano il mondo. Insomma, se io vedo una fetta di pane e tu un pomello della porta, chi ha ragione?
Ecco allora che gli artisti e i letterati irrompono nella scena con una modesta dose di egocentrismo e so-tutto-io. Come gli eroi del miglior film Marvel, sarebbero gli unici in grado di captare i simboli che, come serrature, segnano il punto di svolta per aprire i cancelli alla verità assoluta.
“ Un’immagine onirica: essa deve produrre un tale silenzio che il bussare alla porta dovrebbe far paura” – Arnold Böcklin
Così l’artista descrive la sua opera simbolista, ambientata sotto la luce soffusa del tramonto. Un mare color petrolio, oscurato dalle nubi nere, compatte e minacciose. Compare una piccola barchetta a remi, con un nocchiero che richiama la figura infernale di Caronte – maturandi all’ascolto prendete nota –. Si scorge una bara con una ghirlanda e una figura di spalle: l’anima trasportata dalla Morte. La barca sembra dirigersi verso l’isola, che occupa la porzione maggiore del dipinto. È a forma di C e dei grandi colossi si ergono verso l’alto.
È da considerarsi un’opera autobiografica, in quanto l’anima potrebbe riferirsi allo stesso autore, che rischiò di morire per malattia. l’opera poi ispirò molti artisti, quali Dalì e De Chirico e, tanto per concludere in bellezza, la terza versione del dipinto venne acquistata da Adolf Hitler.
L’opera simbolista – un carboncino su tavola – rappresenta un occhio ciliato che rivolge lo sguardo verso l’alto, sotto forma di mongolfiera. L’accostamento di un ente naturalistico – quale l’occhio – è interpretato da una lente onirica, come un sogno. L’occhio anticamente è simbolo di onniscienza divina e in questo caso allude ad un viaggio fantastico della mente di un sognatore verso mete superiori. Il cielo, secondo questa interpretazione, equivarrebbe all’infinito. L’opera fa riferimento a Baudelaire che ha descritto la mongolfiera come “mostro della perfettibilità e dei progressi infiniti”.
Con quest’opera simbolista, Moreau, mette in scena un noto mito greco che vede protagonisti l’eroe Edipo e la Sfinge: una creatura con corpo di leone e busto di donna, con serpenti al posto della coda e ali da rapace. La vicenda narra dell’indovinello posto dalla Sfinge al quale, se Edipo avesse risposto giustamente, gli avrebbe permesso il passaggio oltre il Monte Ficie.
Qual è la creatura che cammina su quattro piedi al mattino, su due al pomeriggio e su tre di sera?
A questa domanda l’eroe risponde con l’uomo: l’unico animale che, in età giovane, cammina su quattro zampe, in maturità su due e in vecchiaia su tre – considerando l’aiuto del bastone per sorreggersi –.
Il passaggio degli altri eroe è segnato dalle immagini alla cornice, di cui rimangono solo pochi resti. La testa della Sfinge è ornata da una corona che, in relazione all’interpretazione di Edouard Schuré, apparirebbe come simbolo di rimando alla tradizione vittoriana. La Natura esercita una forza sull’Uomo il quale però, attraverso il suo ingegno, riesce ad ottenere la rivincita. Quando Edipo risolve l’indovinello, la Sfinge, che ora è aggrappata aggressivamente al petto dell’eroe, rotolerà giù dal monte, e così la sua corona.
Ciò che accade di seguito la discesa dal monte, non cura Moreau che, piuttosto, preme sull’atmosfera sacra e sostenuta dell’evento. Richiama a sé la sospensione e l’incantesimo del tema classico. Infatti, il nudo di Edipo si rifà strettamente al dogmatismo tradizionale, sia per la posa che per la resa del tono muscolare.
Considerate questo articolo come un piccolo bignami online e stampatevi bene in mente queste opere, potrebbero essere di aiuto per la prova orale! Detto questo, scusate, ma ho un volo su una mongolfiera ciliata che mi aspetta.
Written by: Laura Cervelli
Arte Artisti esame di maturità maturità officina dell'arte simbolismo
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