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Soundtrack da ascoltare durante la lettura:“La terra dei cachi”- Elio e le Storie Tese
“Il fumetto non è solo per bambini” è la classica frase di chi legge fumetti per bambini. Nessuno è detentore della verità assoluta ma, secondo me, dipende di che cosa stiamo parlando: non essendo, il fumetto, un genere, ma solo un supporto, sarebbe come dire che il cinema è una cosa da bambini solo perchè ci sono i film dei Me contro Te. Ecco, Gipi è un po’ come Tarantino: VM18.
Come dicevo prima “il fumetto non è un genere”, ma, allora, Gipi che genere è?
Non è una domanda semplice ma io direi che le sue storie sono delle novelle: brevi e autoconclusive -anche se a volte non hanno né capo né coda-. Hanno molti elementi grotteschi ma sono anche moderne concentrandosi sull’individualità dei personaggi e, allo stesso tempo, sul loro realismo.
I suoi racconti, al contrario delle novelle della tradizione, non narrano uno spaccato di vita o un episodio in particolare. Anzi, spesso non sono neanche ambientate nel nostro mondo rendendo il tutto quasi disorientante.
In volumi come “La terra dei figli” o “Appunti per una storia di guerra”, però, ci si scorda che la cornice non è chiara perché l’autore non tiene a delinearla e, sfumandola, esalta ancora di più il fulcro della storia: i personaggi. In “Appunti per una storia di guerra”, per esempio, c’è un conflitto nel bel mezzo della Toscana, ma non si sa né da chi combattuta, né quando ma la maestria di Gipi nel fare un collage di verità e finzione dà un risultato credibile e coinvolgente. I personaggi sono ripresi evidentemente dalla realtà, ma, catapultati in contesti così assurdi, reagiscono bene riuscendo, anche se in un tempo ristretto, ad evolversi in un modo molto naturale.
Anche le illustrazioni sono parte di questa sospensione dell’incredulità. Una linea così semplice, intuitiva e grottesca dà quasi l’idea di un sogno lucido. Non è bella o, perlomeno, non è l’immagine del bello per eccellenza. Proprio questo, però, dà personalità al disegno. I menti quadrati, quasi sbagliati, e le mani non finite sembrano gli elementi di uno schizzo, ma è proprio questa imperfezione che li rende vivi ed in continua evoluzione.
Bisogna anche dire che sbagliare così bene non è per niente semplice e mostra una grande esperienza nel gestire la tridimensionalità di un disegno che, pur restando protagonista nelle inquadrature mute e quasi cinematografiche tipiche dell’autore, resta imperfetto sembrando quasi un’immagine in sviluppo nella nostra testa.
I libri sono tanti ed è facile iniziare con qualcosa di troppo ostico. Il mio consiglio per iniziare è “La terra dei figli” se vi interessa qualcosa di più fantascientifico o “S.” se preferite le storie più personali.
Scritto da: Flavio Gentile
Written by: Aurora Vendittelli
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