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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Scatole” – Pinguini Tattici Nucleari
Finalmente è arrivata la primavera, non c’è più quel gelo che si insidia nelle ossa ed il giacchetto inizia a rimanere sempre più spesso a casa. Probabilmente molti di voi avranno già pensato di farsi diversi giretti, per godersi il bel tempo o mangiare un gelato di proporzioni bibliche, tenendosi alla larga dai parchi e ville sparse – fondiamo una ONLUS per tutti quelli che hanno l’allergia -. Quindi, dopo aver dato fuoco alle possibili fonti del polline, rimangono le aree urbane dove regna la CO2 per fare due passi. Tra le strade piene di clacson, gas di scarico e blasfemie; tra i marciapiedi dissestati e malcurati, nascono e si ergono come funghi i graffiti, piccole boccate d’aria fresca su muri grigi.
E così, dopo essermi fatto un’idea della zona da battere, ho chiuso Instagram ed ho preso un tattico 8 – fino a settembre ancora nell’edizione bus – per andare a Testaccio, l’unico quartiere totalmente giallorosso se non per il cameriere di Remo. Dove si incontrano Via Nicola Zabaglia e Via Volta c’è una palazzina. Sul muro di questa palazzina, fronte giardinetto, l’artista Roa ha dipinto nel 2014 – anno cruciale per l’arte di strada – un graffito gigantesco ritraente una lupa abbastanza irritata mentre “salta e morde”.
Ora, lupo o lupa, saltellante o mordente, io darei oro per avere quel cane infernale a due passi dal citofono di casa. Oltre ad essere magnifico, rende diverso ed unico quel palazzo rispetto ai purtroppo anonimi circostanti.
A due metaforici passi da Testaccio c’è Ostiense, quartiere patria della meravigliosa canzone Via Libetta e dei miei prossimi graffiti. In Via del Porto Fluviale è nata, per la prima volta a Roma, l’idea di graffitare completamente interi palazzi. E così il comune ha avuto una delle poche idee geniali della storia, ingaggiando lo street artist Blu per dirigere i lavori.
Girovagando per strada, protetti ed osservati da questi faccioni colorati, da le stesse sensazioni dell’essere in una favoletta stile Alice in Wonderland, anche se basterà svoltare l’angolo per trasformare tutto in Alice in Borderland.
“Rebibbia è il quartiere del carcere e il capolinea della Metro B. È difficile che queste caratteristiche facciano colpo su una ragazza, ma anche noi abbiamo il nostro fiore all’occhiello.” -Zerocalcare
Ma cambiamo aria. Dato che nel corso dell’Odissea mi è salita la paranoia del “magari sto privilegiando troppo i quartieri vicino casa mia”, ho deciso di fare una follia e prendere la metro. Metro B, Viale Marconi, direzione Rebibbia. Aldilà di tutti gli stereotipi sul quartiere – ovviamente ben eradicati nel nostro quotidiano – una luce mi stava guidando verso l’uscita. Non un tram pronto a farmi reincontrare i miei avi, ma il graffito che Zerocalcare ha fatto nel 2014 al capolinea della linea B.
Un gigantesco Mammut che trasporta una folla di persone, con diversi riferimenti al quartiere – il numero sul mammut, o le fermate dipinte in secondo piano – mentre delle scritte tristemente ironiche descrivono il quartiere.
“Welcome to Rebibbia, fettuccia di Paradiso stretta tra la Tiburtina e la Nomentana. Terra di Mammut, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi. Qui ci manca tutto, non ci serve niente.”-Così recita il muro
Ovvero vari e sporadici graffiti che non sono andato a toccare con mano, ma che adoro per motivi affettivi. I primi sono i milioni di ritratti di Gigi Proietti, fatti all’indomani della sua scomparsa nei luoghi a cui era legato – come il Tufello – o nei quali erano ambientati i suoi film – come il bar in piazza dell’Aracoeli -. E poi c’è Why So Serious: in una zona non ben specificata di Ponte Milvio, tramite potenti mezzi tecnologici – ovvero i Pokestop di Pokemon Go – sono venuto a conoscenza di un graffito raffigurante il Berlusca truccato da Joker. La descrizione del Pokestop ovviamente parla da sé.
Roma ha una superficie di 1.285 chilometri quadrati. C’è larga scelta di muri da visitare – specialmente se accompagnati da uno spuntino – e quelli da me citati sono, semplicemente, alcuni dei milioni esistenti. Partendo da qui fatevi guidare dai vostri gusti, o anche semplicemente dall’intuito, e scoprirete da soli quanti altri graffiti decorano la città.
Written by: Alessandro Vitrano
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