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Se, come disse Salvator Dalì, “l’arte moderna è una grandiosa tragedia”, allora, come le migliori messe in scena, le servirebbe un palco su cui esibirsi. Dovrebbe essere un luogo robusto, in grado di contenere il movimento di opere sempre più deformi e veloci; dalle ampie vetrate, per illuminare un’arte altrimenti buia e decadente. Infine, dovrebbe essere nascosto, in modo che, solo chi è in grado di apprezzarlo, possa trovare la via di ingresso. Così, dopo un faticoso viaggio tra le verdeggianti montagne del Trentino, approdiamo nelle stradine del piccolo paese Rovereto. Qui, c’è una meravigliosa catastrofe.
Il MART – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto – apre le porte al pubblico nel 2002, inaugurando la prima grande architettura italiana dedicata all’arte contemporanea. Nato dalla collaborazione dell’architetto svizzero Mario Botta, e l’ingegnere Giulio Andreolli, il MART fa riferimento all’arte dell’ultimo secolo – dando però una sbirciatina alle forme tradizionali -. Ricerca, sperimentazione e contemporaneità. Queste sono le parole chiave alle fondamenta del museo. Il suo punto forte, è la sua capacità di trasformare il paesaggio. Non solo quello naturalistico di Trento, tra montagne verdi e cielo azzurro, ma anche quello culturale. Attraverso il dialogo con il background, riesce ad immettersi nel contesto urbano, rappresentando una costante in un ambiente in continuo movimento.
La struttura del MART presenta una pianta circolare che si innalza attraverso capriati in acciaio, sormontati da una cupola vetrata suddivisa in diciotto spicchi. Lo scheletro a raggiera proietta, nelle belle giornate, la sua ombra sulle mura, tracciando un percorso reticolato che ricorda quello delle meridiane. Non c’è alcuna facciata e lo spazio si distribuisce apertamente, tant’è che l’ingresso si affaccia lungo il perimetro interno della piazza. Botta ha concepito la sua opera come un luogo di aggregazione sociale, come ispirandosi alle agorà delle polis greche. L’architettura di Botta si sviluppa su forme geometriche sovrapposte e incatenate, da vuoti e pieni. Ecco, così, che il foro della cupola – che ricorda il Pantheon per la forma e le dimensioni -, corrisponde al cerchio della fontana: è come se si innalzasse una colonna invisibile.
La collezione del MART conta oltre 200.000 opere. Un percorso che si snoda in due secoli, tra classicità e avanguardia, con particolare attenzione alle vicende in Italia. Filippo de Pisis, Ubaldo Oppi, Massimo Campigli, Felice Casorati, Umberto Boccioni. Sono solo alcuni degli artisti che hanno esibito le proprie opere su questo palcoscenico moderno. Arrivarci è facile, basta trovare il sentiero.
Written by: Laura Cervelli
Architettura Arte contemporanea MART officina dell'arte Trentino
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