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Soundtrack da ascoltare durante la lettura:“Himnusz”- Banda dell’orgoglio nazionale
Nella classica cartina dell’Europa, che viene schiaffata in volto a tutti nel corso delle medie, avrete sicuramente notato i macro gruppi linguistici. Al di là dello studio vero e proprio secondo me la scelta del vostro preferito dice molto di voi: se avete un debole per il gruppo neolatino siete dei tipi apposto; se il vostro preferito è quello germanico vi consiglio di stare attenti quando parlate di etnie e, invece, se, per fare i fighi pavoneggiando un finto alcolismo -che non avete-, scegliete quello slavo non vi lamentate se vi dicono che siete dei bori. Se un ragazzo, però, sceglie il gruppo ugro-finnico voglio stringergli la mano: ha il mio rispetto.
Gli Ungheresi, o Magiari, sono uno dei tanti popoli che a un certo punto della storia decisero che le steppe degli Urali erano confortevoli, ma non troppo. Arrivarono nella pianura Pannonica -guarda un po’ l’attuale Ungheria- attorno al IX secolo e da allora, per circa un secolo, fecero quello che fanno dei guerrieri abilissimi e senza grandi principi morali quando arrivano in un’area ricca e ragionevolmente indifesa: razzie, stupri e saccheggi.
Nel 955, però, avevano perso lo smalto e si erano ammorbiditi, occidentalizzati, così vennero sconfitti da Ottone I -Imperatore del Sacro Romano Impero dell’epoca- nella battaglia di Lechfeld. Da questo momento si misero in riga e fecero i bravi ragazzi: smisero di razziare, fondarono un loro regno e si convertirono -in cambio della santificazione del loro re Stefano I-. Nel 1490, però, dopo secoli di prosperità e buon governo, finirono vittime della politica matrimoniale di quei mutanti rachitici che erano gli Asburgo -prima o poi ne parlerò-.
Questo non fu un periodo particolarmente luminoso per l’Ungheria che venne per anni contesa tra Austriaci e Ottomani, per i quali la popolazione sviluppò un odio viscerale di cui si portano gli strascichi islamofobi ancora dietro. Alla fine prevalsero gli asburgici, che, però, erano comunque stranieri. Dopo una durissima rivoluzione nel contesto dei moti nazionalisti del 1848 ci fu una rivoluzione armata degli ungheresi che portò pochi anni dopo alla creazione di un compromesso: una doppia monarchia, nacque così l’Austria- Ungheria. Nonostante tutti i tentativi di tenere insieme l’impero, sappiamo tutti che non durò a lungo e, dopo la Prima Guerra Mondiale, venne sciolto. In pochi sanno, però, del destino del regno dei Magiari: nel Trattato del Trianon, dove si decise tutto, l’Ungheria perse il 70% dei territori e ½ della sua popolazione che parlava l’ungherese.
Dopo questa catastrofe gli ungheresi si lasciarono andare a una delle più feroci dittature nazionaliste dell’est europa, che, ben presto, si unì all’asse. La dominazione sovietica successiva alla guerra fu molto sanguinosa e non fu mai completamente accettata. Nel 1956 l’esercito dell’URSS dovette persino entrare a Budapest con i carri armati per sedare le rivolte. Inizialmente, a causa delle poche infrastrutture costruite dai sovietici per limitare la potenza di una repubblica particolarmente riottosa, la ripresa fu lenta e il contraccolpo economico molto forte. Dopo l’entrata del Paese nell’UE, nel 2003, però, l’Ungheria ricevette 4 miliardi di euro all’anno e il boom economico non si fece attendere. Di questa gloria ne giovò un simpatico orsetto: Viktor Orban.
“La democrazia liberale ha fatto il suo corso, i modelli da seguire sono le Filippine, la Cina e la Russia.”- Viktor Orban
Il nostro eroe in soli 4 mandati è riuscito a: rendere obsoleto il Parlamento, rendere tutti i suoi amici d’infanzia miliardari; comprare tutte le reti televisive e giornalistiche del Paese; e a rendere la vita un Inferno a chiunque gli vada contro. Come al solito dei Paesi di Visegrad, e da buon conservatore di estrema destra, il suo motto è “Dio, Patria e Famiglia” che, sì, è quasi vintage, ma con quel pizzico di populismo rende tutto attualissimo. Ma come mai abbiamo questa gente in Europa?
La risposta è che non li possiamo cacciare, ma, perlomeno, dal 2022 non ricevono più fondi. Per quanto riguarda la politica estera Orban fa del doppiogioco il suo stile di vita. Cerca, infatti, di beneficiare il più possibile dall’Europa presentandola, però, al suo Paese come nemico numero uno. Cerca, inoltre, di non andare mai contro Putin cosa che lo ha fatto allontanare persino dai polacchi, suoi alleati storici. Non sappiamo che fine farà l’Ungheria e se questo suo periodo autoritario morirà con Orban. Quello che è certo, però, è che è una delle cause del rallentamento dell’integrazione Europea.
Scritto da: Flavio Gentile
Written by: Aurora Vendittelli
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