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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “El Sendero”- Caparezza, Mishel Domenssain
Tutti sappiamo che quando diamo a qualcuno della carogna non gli stiamo facendo un complimento. Possiamo voler dire che è un una persona disonesta. Pensate quanto sono infami quelli che le carogne se le mangiano.
Ho deciso di aprire questo articolo parlando del Grifone Dorsobianco perchè è il classico avvoltoio. Avete presente lo stereotipo degli uccellacci che girano intorno ai morenti? Ecco stiamo parlando di questo uccellaccio.
Anche nelle sue abitudini il Grifone Africano rappresenta lo standard per gli avvoltoi: si riunisce in grandi gruppi di suoi simili per aspettare appollaiati la morte di uno dei grandi animali della savana -in cui vive.- per poi andare a spolpare il cadavere. Questo, però, mi da il pretesto per introdurvi alla necrofagia, ovvero l’abitudine di alcuni animali, di mangiare le carcasse di animali morti o gli avanzi di alcuni grandi cacciatori.
Passiamo a qualche animale dall’aspetto un po’ meno macabro. Secondo me questo è l’avvoltoio più bello in assoluto -no seriamente ne trovate uno migliore fatemelo sapere-. Per mantenere questo primato ci mette anche del suo, tingendosi le piume con la fanghiglia ferrosa nei cosiddetti “bagni di terra”. Con i suoi 2,7 metri di apertura alare è un uccellaccio di tutto rispetto. Fa parte della famiglia degli avvoltoi del Vecchio Mondo e, in particolare, lo possiamo vedere anche qui in Italia -nel parco dello Stelvio-.
Il Gipeto, però, ha il piede in due scarpe. Nonostante sia evoluzionisticamente un avvoltoio, infatti, ha molte caratteristiche tipiche dei rapaci, come gli artigli non arrotondati. Questo gli permette, in caso di necessità, di cacciare. Da qui viene uno dei suoi nomi ovvero “avvoltoio degli agnelli”. Il suo pasto preferito, però, rimangono le ossa. Nonostante il suo becco sia tra i più forti del regno animale, infatti, non riesce a spezzare le ossa più dure. Gli avvoltoi, però, sono testardi e così ha sviluppato una tecnica unica per ottenere il midollo osseo: dopo aver rosicchiato per bene l’osso, lo porta in quota per poi lasciarlo cadere delegando alla gravità il compito. Questo singolare comportamento ci ricorda l’incredibile intelligenza pratica che hanno gli uccelli.
Il Condor è forse il re degli uccelli: maestoso, inquietante e regale. Con i suoi 3,2 metri è secondo solo a l’Albatro Urlatore in apertura alare. Queste ali ampissime, però, non fanno solo scena. Gli permettono di planare sfruttando le correnti come nessun altro uccello, riuscendo a non sbatterle per oltre 5 ore di volo consecutivo. Questo adattamento è fondamentale per due ragioni. La prima è di certo la mancanza di ossigeno alle altitudini di oltre 4000 metri a cui vive. Non meno importante, però, è il suo bisogno di non consumare troppa energia.
La vita di un necrofago, infatti, non è facile e, quindi, bisogna prevedere di dover restare digiuni anche alcuni giorni. Ovviamente, però, quando trova una preda non si risparmia, riuscendo ad ingurgitare anche una quantità di cibo pari a metà del suo peso. Il fatto non cacci più è suggerito anche dai suoi artigli rotondi e, quindi, non più adatti alla caccia.
Gli avvoltoi sono visti da molti come dei semplici scrocconi ma, in realtà, il loro ruolo di spazzini, come in ogni ecosistema è fondamentale per evitare epidemie dovute ad infinite distese di cadaveri in putrefazione. Non per altro, infatti, sono onnipresenti in tutti i continenti: dalle Alpi alle Ande e dalla Russia alla savana. Penso, quindi, che dovremmo rivalutare ingiustamente definiti macabri… alla fine mangiano solo un po’ di cadaveri.
Scritto da: Flavio Gentile
Written by: Aurora Vendittelli
Tempo di lettura 4 minuti
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