Young ASCOLTA LA DIRETTA
Deep
Relax
Passion
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “il Piave” – E. A. Mario
Fin da piccoli ci viene insegnato che la Guerra è una cosa brutta, ma quando siamo passati dal pensare che sia una via legittima per glorificare la propria nazione al condannarla univocamente?
Il giro di boa fu la Prima Guerra Mondiale, un disastro umanitario che riuscì in soli 5 anni a annientare 37 milioni di giovani: un’intera generazione.
Si sapeva da anni che sarebbe successo, alcuni avevano previsto anche la miccia di questo conflitto: l’assassinio dell’erede al trono di Austria-Ungheria. Ormai la rete di alleanze tra gli Stati era troppo fitta e inciampare in un solo filo avrebbe tirato giù l’intera ragnatela. Tutti volevano la guerra, per dare sfogo ai loro sogni di dominazione mondiale, ma tutti erano convinti di vincere velocemente e senza sforzo. Nemmeno il legame di sangue che univa le case reali europee le salvò dalle loro ambizioni.
Allo scoppio della guerra, il 28 Giugno 1914, nessuno si aspettava che durasse più di un anno. Primi fra tutti i generali tedeschi, che pianificavano di far capitolare la Francia in soli 42 giorni perché, semplicemente, così era sempre stato. Poco dopo l’inizio del conflitto, con l’arenarsi dell’offensiva del Kaiser, la guerra di impatto immaginata dai generali tedeschi si trasformò in una guerra di posizione e di logoramento.
Come nella maggior parte delle guerre, a dettare le modalità dei combattimenti furono le novità tecnologiche. L’esempio cardine di questo è il carro armato, che permise a Baffetto di attuare la sua guerra lampo nella Seconda Guerra Mondiale. Le “star”, in questo caso, furono il filo spinato, la mitragliatrice e l’artiglieria da bombardamento: tutte difensive e difficili da manovrare.
Gli eserciti, per ripararsi, tirarono fuori dallo scantinato uno strumento da sempre usato negli assedi, la trincea. Con l’avanzare del tempo, vennero perfezionate e rese più accoglienti, foderando tutto col cemento, includendo camerate vere e proprie, telegrafo e persino delle sale comuni -come in un ufficio-. Nelle pianure tra Germania e Francia si arrivò a costruire, addirittura, cinque linee di trinceramento connesse come un formicaio. La trincea si trasformò in una fortezza.
Questo, però, era costosissimo e a volte, come sul fronte italiano, i limiti naturali non consentivano queste comodità. Molto spesso si scavava troppo a fondo, rendendo la trincea un lago di fango. La scarsa igiene, poi, rese facile prendersi malattie come il colera, il tifo, la dissenteria e il famoso “piede da trincea”, la cancrena che aveva come unica soluzione l’amputazione. Queste portarono migliaia di soldati negli ospedali da campo da cui uscivano solo la metà dei ricoverati. Con l’introduzione delle armi chimiche e del lanciafiamme ci furono nuovi e atroci tipi di ferite. Entrambe queste armi regalavano morti orribili, ma anche i pochi sopravvissuti raramente vivevano a lungo, a causa delle intossicazioni dagli effetti allora quasi sconosciuti.
In una guerra tra due tartarughe, però, non vince nessuno, quindi, serve che una delle due tiri fuori il suo fucile ad avancarica. Questo era il vero incubo del soldato: l’assalto. Centinaia di persone si scagliavano contro campi di filo spinato completamente inermi davanti al fuoco nemico. Molto spesso, poi, dopo aver conquistato la prima linea nemica, si veniva ricacciati nelle posizioni di partenza, rendendo vana la morte di metà degli attaccanti. A questo destino era impossibile scappare, perché non esisteva il concetto di obiettore di coscienza ed i disertori venivano fucilati. Perfino i feriti, rimandati a casa solo quando non riuscivano più a combattere, erano additati come codardi e guardati con disprezzo.
Questa situazione da “topo in trappola” portò la psiche di moltissimi soldati a cedere. Durante questo conflitto, infatti, vennero registrati i primi casi di Disturbo Post Traumatico da Stress. Le persone che soffrono di questo disturbo tremano di continuo, scoppiano in pianti improvvisi e molte volte restano muti. É facile capire come una società bigotta, come quella del primo ‘900, li chiamasse dispregiativamente “scemi di guerra”.
Sia nei media, sia nella cultura generale, la Prima Guerra Mondiale sfigura rispetto alle atrocità della Seconda, in quanto manca una figura dalla malvagità indiscutibile. Secondo me, però, il degrado umano in questo caso non fu raggiunto dall’esecuzione cieca di ordini atroci, ma dalla naturalità della tragedia: nessuno lo voleva, eppure, tra il 1914 e il 1915 ci fu una vera e propria strage di cui mancano, però, i carnefici.
Scritto da: Flavio Gentile
Written by: Aurora Vendittelli
© 2023 voicebookradio.com Cod.Fiscale 97824430157 - P.Iva 10494570962 - Licenza SIAE n.6671 - anno 2023
Post comments (0)