Young ASCOLTA LA DIRETTA
Deep
Relax
Passion
Soundtrack da ascoltare durante la lettura:“Thelonious”- Thelonious Monk
Se c’è un meme naturalistico che conoscono tutti è quello della pericolosità della fauna australiana. I primi animali che saltano in testa -anche in senso non figurato- facendo un elenco sono sicuramente ragni, coccodrilli di 6 metri, serpenti dal veleno simpatico e altre creature dello dimonio. Nessuno penserebbe ai simpatici marsupiali. Del resto, cosa vi potrebbero mai fare? Saltarvi vicino? C’era un tempo, però, dove tutti gli animali erano simili, ma più grossi: il Pleistocene.
Come vi avevo anticipato: vombati ma grossi. Qui, infatti, abbiamo il marsupiale più grande mai esistito, ma diciamo che, con i suoi 3 metri, non sfigura neanche in assoluto. Questo “vombatone”, però, non ci deve spaventare. Aveva un’ecologia simile a quella dell’ippopotamo e, come lui, viveva nei pressi di calmi specchi d’acqua. Fu per questo, probabilmente, lo spunto per la leggenda indigena del Bunyip, un mostro della palude che mangiava ipescatori più sfortunati.
Come la maggior parte della megafauna australiana, si estinse intorno a 40.000 anni fa, proprio quando arrivò l’uomo sull’isola. Non si sa se gli eventi siano collegati o meno. L’ipotesi più accreditata ad oggi è che, arrivato in un’isola dove mancavano grandi predatori, l’uomo si trovò davanti a prede facili non abituate ad essere cacciate. Questo potrebbe aver portato al fenomeno dell’overkilling, tipico delle volpi nei pollai, dove un predatore, circondato da prede inermi, ne uccide più del necessario. Da qui sarebbe avvenuto un rapido calo del numero degli animali fino all’estinzione.
Questo simpatico animaletto, invece, è sopravvissuto ancora un po’ più a lungo, ma prima capiamo di che si tratta. Se all’inizio vi sembra un cane è normale, la differenza tra il suo cranio e quello di una volpe è minima anche per un esperto, resta, però, un marsupiale e nello specifico è imparentato col Diavolo della Tasmania. In termini tecnici questa somiglianza tra due specie evoluzionisticamente distanti si chiama convergenza evolutiva.
Aveva, più o meno, le dimensioni di una volpe, ma cacciava in gruppo, come i lupi. La tigratura sulla schiena probabilmente serviva come segno di riconoscimento tra gli altri durante complesse tattiche di caccia, con le quali mettevano le prede in trappola.La sua capacità di aprire la bocca fino a 120° era unica tra i mammiferi. Inoltre, aveva vari adattamenti alle frequenti carestie australiane, come uno stomaco estensibile e una coda particolarmente grassa per poter immagazzinare nutrienti. Un’altra sua particolarità è che sia la femmina, sia il maschio avevano il marsupio, ma durante la caccia i piccoli venivano lasciati fra l’erba alta per evitare di fargli male.
La popolazione dei Tilacini si andò sempre più ad assottigliare probabilmente a causa della competizione con i Dingo, cani rinselvatichiti liberati dagli occidentali nel corso dell’800; o a causa della caccia dovuta alla sua falsa nomea di sterminatore di greggi, che portò a grandi campagne di caccia finanziate dallo Stato. L’ultimo esemplare registrato fu Benjamin, che morì il 7 Settembre 1936, anche se è probabile che ne esistettero di liberi fino agli anni ‘60. La specie, però, venne dichiarata estinta solo nel 1982. In moltissimi sperano ancora di riscoprire degli esemplari sopravvissuti, ma le probabilità di avvistarne sono quasi a 0. Già più concreta è la clonazione. Negli anni passati sono stati fatti passi da gigante nel ricostruire il suo DNA, ma la strada è ancora lunga e resta sempre il dilemma etico. In ogni caso, è una situazione da tenere d’occhio dato che è tra le poche specie candidate alla de-estinzione.
Scritto da: Flavio Gentile
Written by: Aurora Vendittelli
© 2023 voicebookradio.com Cod.Fiscale 97824430157 - P.Iva 10494570962 - Licenza SIAE n.6671 - anno 2023
Post comments (0)