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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Alla Fiera Dell’Est” – Angelo Branduardi
Immaginate di aprire uno di quei libri per bambini sugli animali. Sfogliate e vedete la mucca, il cane, la pecora…tutto regolare. Ma poi BOOM! girate pagina aspettandovi -che ne so- un cavallo e vedete, ad esempio, un verme che ricorda in qualche modo un… membro maschile. Ecco, gli animali di cui parleremo non dovrebbero essere mai messi in un libro per bambini.
Questo roditore dal nome impronunciabile è sicuramente una delle cose più brutte mai uscite dalla stramba roulette dell’evoluzione. La natura, però, non si è fermata qua rendendolo una vera e propria macchina del demonio.
Gli eterocefali vivono in colonie simili a quelle delle formiche: un’unica femmina, detta Regina, partorisce ogni membro della comunità. Questo comportamento, detto eusociale, è unico nei mammiferi e quindi già di per sé è un po’ strambo. Questo sgorbio, però, condivide anche un’altra caratteristica con alcune specie di formiche: sono “schiavisti”. Negli animali si usa il termine schiavista o colonialista per indicare alcune comunità che sono solite fare razzie in altri nidi per rapire i cuccioli e usarli come manodopera. Nonostante le loro piccole dimensioni, poi, sono dei veri e propri carri armati. Per prima cosa non provano dolore perché non hanno i sensori che rilevano la “Sostanza P”, che segnala il dolore. Anche se viene rilasciata non serve a nulla -è come se noi suonassimo un campanello che non fa rumore-. Inoltre, vivono molto a lungo per essere dei roditori superando la maggior parte delle volte i 15 anni. Riassumendo: Piccoli, Brutti, Stronzi, Indistruttibili.
Il babirussa è un suino originario dell’isola indonesiana di Sulawesi.
Essendo selvatico assomiglia un po’ a un cinghiale pelato e infatti la sua bruttezza non sta nell’animale in sé per sé: il problema sono le sue zanne. Diciamo che non è un caso che il suo nome, nella lingua locale, voglia dire cervo-porco. I suoi canini sono talmente sviluppati che i superiori -che crescono verso l’alto e non verso il basso come i nostri.- gli sbucano dal muso -immaginate avere un paio di denti che vi continuano a crescere dagli zigomi-. Questo fenomeno è studiatissimo perché le ferite che si creano per colpa della crescita dei denti non si infettano mai. Scoprire perché succede potrebbe essere un’evoluzione per l’ingegneria biomedica.
Questo, anche se non sembra, è uno di quegli animali che tutti abbiamo visto in quei documentari sui grandi parchi africani. La saiga, infatti, è una delle tante famiglie di antilopi.
Però -oggettivamente- il suo muso sembra alieno. L’aspirapolvere che ha in faccia, infatti, è una caratteristica ristretta alla popolazione che si è adattata alla vita nella tundra. Questa proboscide, però, non è prensile come quella degli elefanti o un sensore sviluppatissimo come nei tapiri: non è altro che un filtro. É una sorta di maschera a gas indispensabile per proteggersi dalla polvere tipica della steppa dove vive.
L’evoluzione non è mai clemente: quando bisogna adattarsi a qualcosa, non và a cercare il pelo nell’uovo rendendo tutto chic. Pensate che, secondo alcune proiezioni evolutive, tra qualche migliaio di anni -se sopravviviamo tutti quanti, cosa non scontata.-, ci ingobbiremo e perderemo tutti i peli, compresi i capelli. Orrendo, si, ma non quanto essere un eterocefalo glabro.
Scritto da: Flavio Gentile
Written by: Aurora Vendittelli
Tempo di lettura 3 minuti
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