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Con l’arrivo della primavera e il passare di San Valentino non posso far altro che parlare del pianeta dell’amore e della bellezza: Venere. Siete pronti per il polline, il tepore del sole e -qual è un’altra cosa primaverile? Ah si la brezza- un vento che scioglie il piombo e che viaggia alla modesta velocità di 400 km/h. Benvenuti nella Stella del Mattino.
Venere è la versione underground di Marte: simile alla Terra in dimensioni, roccioso, vulcanicamente attivo e con atmosfera.
Il problema, però, è proprio questa atmosfera che, come avevo accennato nell’introduzione, non è estremamente abitabile. Una causa a questo, come a tutto, c’è e sta nella sua stessa composizione. Questa, infatti, è dominata dall’anidride carbonica, con un solido 95%, e questo genera delle simpatiche piogge acide ed un non indifferente effetto serra -vedetelo come un flashforward della Terra tra qualche anno-. A questi 500° di media si aggiungono 90 atmosfere di pressione, dovute sempre alla pesantezza della CO2. Questo ambiente così ostile ha, peraltro, reso molto complesso mandare sonde esplorative, per cui abbiamo pochissime immagini della superficie venusiana.
Diciamo che i presupposti sono meno favorevoli di quelli di Marte, ma in parte ci sono. Basti pensare che, fino a 100 milioni di anni fa, Venere sarebbe sembrato ancora più simile alla Terra con oceani e fiumi. Anche se ora non è più così c’è comunque una zona abitabile: essendo le nubi il problema, basta salire di quota -a circa 50 km s.l.m.- per raggiungere condizioni simili a quelle della Terra. Ovviamente non troveremo un omino fluttuante, ma, come al solito, i microbi sono pur sempre vita. Riprendendo da una spora che già esiste sulla Terra -e che guarda caso è tipica delle atmosfere acide-, si è ipotizzato un ciclo vitale molto particolare. Questi batteri resterebbero in sospensione nella zona abitabile imprigionati nelle goccioline di vapore acqueo che, condensatosi, ricadrebbe verso la superficie insieme ai nostri microbi che, per sopravvivere, si desidererebbero. Verrebbero poi reidratati e risparati nell’atmosfera dai geyser per ricominciare il ciclo.
Negli ultimi anni molti articoli su Science e Astrobiology hanno parlato di questo e, quindi, sono state fatte nuove osservazioni. L’indizio che ha destato l’attenzione degli scienziati è l’assorbimento anomalo delle radiazioni ultraviolette. Si è deciso, quindi, di effettuare un’analisi spettroscopica che rivelasse quali elementi componessero l’atmosfera di Venere. Durante questi esperimenti è stata individuata una molecola molto particolare, la fosfina, che è una probabile firma biologica o biosignature -in pratica un segno di vita-. Si pensa questo perché la fosfina è un forte reagente che, quindi, scompare in poco tempo. Questo vuol dire che ce ne è una produzione costante.
Noi non conosciamo attualmente nessuna reazione non biologica che la può generare quindi ci si aprono due opzioni: che su Venere avvengano delle reazioni a noi completamente sconosciute o che ci sia vita su questo pianeta. Come al solito in questa rubrica, chiudiamo sempre con un forse rivolto al futuro che, però, in questo caso, è più prossimo che in altri.
Scritto da: Flavio Gentile
Written by: Aurora Vendittelli
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