Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Noam Chomsky is a soft revolution” – Foy Vance
Noam Chomsky spegne oggi 92 candeline. Pensatore insigne e poliedrico, è stato l’iniziatore di un nuovo filone della ricerca linguistica: la grammatica generativo-transformazionale.
Molto sensibile ai temi sociali e politici, ha criticato aspramente il ruolo dei mass media nel restringere l’agibilità politica delle frazioni più critiche del paradigma neoliberista che si è affermato, prima in Occidente e poi in tutto il mondo, a partire dagli anni ’70 del Novecento.
Una linguistica individuale ed universale
L’obiettivo della grammatica generativa è quello di definire le strutture innate del linguaggio naturale, sorpassando la tradizionale interpretazione concentrata ad analizzare le peculiarità del linguaggio nella sua attualità.
La curiosità non si insegna e non ha età
Questa sfida alla linguistica classica, di cui fu esponente principe Saussure, è stata un successo. Ha dato infatti lo spunto a moltissime intuizioni in ambiti ad essa collegati come quello della filosofia della mente, in cui Noam Chomsky ha interpretato per anni la parte del leone.
Tuttavia questa impostazione non è esente da critiche, anche ferocissime, che toccano da vicino il vulnus stesso della sensibilità politica che lo ha reso famoso.
Porre la facoltà linguistica come puramente innata, iscritta nel nostro patrimonio genetico, ne sottolinea l’importanza nell’economia, anche interpretativa, della nostra specie.
Esplicata inflessibilmente, evidenzia come il linguaggio di ciascuno sia un linguaggio eminentemente privato: si può dire che ognuno di noi parla una sua lingua, condivisa in una certa misura, ma effettivamente ermetica.
Per esempio, proferendo una frase e utilizzando una parola in un certo modo, il significato di questa potrebbe rendere incomprensibile la frase ad altri, perchè per noi quella parola significa una cosa ma, per gli altri, qualcosa di diverso.
Critica politica e Mass Media
Le tesi linguistiche di Chomsky mal si armonizzano con la sua strenua opposizione alle politiche neoliberiste, dannose per l’uomo e per l’ambiente.
Un ruolo centrale nella stabilità e forza dell’impostazione neo-lib è giocato dall’informazione di massa, che si attua attraverso un livellamento dell’offerta informativa detta “fissazione delle priorità“.
Secondo questa teoria i grandi network informativi decidono l’agenda informativa costringendo i media minori ad adattarsi, volenti o nolenti, per sopravvivere.
Noam, Sherlock…Forse un nome difficile e la passione per la pipa sono gli ingredienti di una mente geniale…?
Secondo Chomsky il vero problema è che questi grandi network sono indissolubilmente legati a proprietà che sono espressione di gruppi economici ancora più influenti.
Il risultato è una fabbrica del consenso che ha permesso alle élites di conoscere l’uomo ed il suo funzionamento decisamente meglio del soggetto individuale stesso.
Questo ha significato un sistema di propaganda estremamente efficace, in grado di controllare e manipolare l’opinione pubblica, vero ago della bilancia nella politica della Globalizzazione.
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