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Niente risarcimento per l’eccessivo stress dei pendolari

today11 Febbraio 2019

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Il cattivo odore che aleggia lungo i vagoni.
Chi pretende di passare quando non c’è spazio nemmeno per distendere le braccia lungo i fianchi, come se pensasse che più in fondo la gente non sia disposta esattamente allo stesso modo, probabilmente perché risucchiata in qualche altra dimensione parallela.
Chi guarda i video che parodizzano Peppa Pig senza apparentemente essere a conoscenza dell’esistenza delle cuffiette auricolari.
I continui e poco rassicuranti cigolii, sempre uguali, sempre più fastidiosi.
Chi urla al telefono per tutto il tragitto.
Tremare ad ogni jingle che preannuncia un nuovo avviso.
Quando si rompe il riscaldamento d’inverno e l’aria condizionata d’estate.
Gli scioperi bianchi.
L’indifferenza dei passeggeri.

Sapete bene di cosa si tratta: questo è solo un assaggio della quotidianità di milioni di persone costrette, chi per una ragione, chi per l’altra, alla vita del pendolare. La ripetitività di questa azione, le condizioni in cui viene eseguita, i ritmi sempre più frenetici e le performance sempre più deludenti dei mezzi di trasporto, oltre a fare la gioia di meme, ricordare vagamente il concetto di alienazione marxista, ed alimentare nel parlato quotidiano espressioni come “viaggi della speranza odierni”, “Trenitansia”, “Arriva Tardi A Casa” e chi più ne ha più ne metta, costituiscono un’ingente fonte di stress e frustrazione per sempre più persone.

Restando in questo contesto, ha fatto sollevare più di qualche perplessità la sentenza della Corte di Cassazione che, alla richiesta di risarcimento per danno esistenziale avanzata da un lavoratore che ogni giorno vive disagi su disagi nel suo tragitto che rimbalza da Piacenza a Milano, ha accantonato la questione dichiarando che: “non è risarcibile questo tipo di danno, nonostante rappresenti una palese violazione degli standard di comfort del viaggio siglati dalle Regioni.”

Sebbene i giudici abbiano riconosciuto davanti all’evidenza i disservizi che l’uomo sta affrontando da anni, il loro punto di vista è che, per poter anche solo valutare l’ipotesi di risarcimento, sia prima necessario fornire una prova del nesso tra i danni emotivi personali e i disservizi dei mezzi di trasporto.

C’è da domandarsi ora cosa un individuo possa fare per fornire tale dimostrazione, senza arrivare a fare nulla di irragionevole.

Written by: Veronica Di Sero

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