Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “I Am the Blues” – Muddy Waters
La prima volta che sentii Muddy Waters fu per radio, circa sette anni fa. Stavo ascoltando Mannish Boy, una delle sue canzoni più famose, e ricordo la sensazione di stupore che mi colpì nell’ascoltare delle sonorità così diverse rispetto a quelle cui ero abituato. Il ritmo, la voce sicura e profonda del cantante e soprattutto la chitarra erano cose che mi avevano catturato subito. Da lì in poi non smisi più di ascoltare Muddy Waters, artista che ancora oggi, almeno una volta al giorno, sento ancora con piacere.
Mi piaceva il tipo di vita che si respirava in quelle canzoni, una vita passata in locali di periferia, tra una birra ed una sigaretta, in cui si poteva parlare delle sofferenze della vita e trovare comunque qualcuno che la pensava come te e che forse aveva passato di peggio. Mi avvicinai così al blues, ad artisti come BB King, Howlin’ Wolf, Robert Johnson, John Lee Hooker e tanti altri. E a farmi appassionare era stato proprio Muddy Waters. Egli nasce dove il blues si respira tutti i giorni, in quel Mississippi che è stato tra i simboli dell’oppressione nei confronti della gente di colore. In particolare McKinley Morganfield, questo il suo vero nome, nasce a Rolling Fork, paesino che conta qualche migliaio di abitanti.
Prossima fermata: Chicago
Il nome Muddy Waters (Acque Fangose) gli viene dato dalla nonna sin da piccolo, a causa dell’abitudine di rotolarsi nel fango delle rive del Mississippi. Proprio la nonna si occuperà per la maggior parte di crescere il piccolo McKinley, che già in tenerissima età si appassiona al mondo della musica, suonando l’armonica. Ancora in Mississippi, si guadagna da vivere raccogliendo cotone, ma continua a dedicarsi alla musica suonando a qualche piccola festa, con scarso successo. La svolta arriva nel momento in cui le acque fangose invadono Chicago, città in cui il blues si stava facendo sempre più strada. Lavora di giorno come autista, mentre la sera suona in piccoli locali del South Side della città, dove incontra altri bluesman come lui, tra cui l’immortale Sonny Boy Williamson. Da lì arrivano i grandi successi e Muddy Waters diventa la voce del blues di Chicago.
Un’immagine abbastanza conosciuta tra i fan della buona musica
Ispira tantissimi artisti, anche oltreoceano, soprattutto in Inghilterra, patria di grandi gruppi rock che a lui si rifaranno, in primis i Rolling Stones, il cui nome si rifà proprio ad una canzone di Waters: Rollin’ Stone.
Con Muddy Waters il blues si mischia alle sonorità elettriche, dando origine a timbri molto vicini all’ambiente rock.The blues got pregnant and they named the baby rock n’ roll – il blues è rimasto incinta e hanno chiamato il bambino rock n’ roll – canta in una delle sue canzoni. Muddy Waters si impone quindi come una delle figure più iconiche del mondo della musica, grazie alla sua attitudine alla chitarra e al microfono e alla sua capacità di raccontare delle storie, spesso anche in maniera goliardica. Muddy Waters non si limitava a suonare il blues, Muddy Waters era – e tutt’ora è – il blues.
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: "The Sound of Silence" - Simon&Garfunkel Silenzio per favore… Siamo sui mezzi!!(non voicebookradio.com☺☺) Quante volte è capitato ad ognuno di noi di sentir proferire queste parole, magari da qualche signora per così dire attempata rivolta a qualche guasconcello un po’ troppo rumoroso. Molto è cambiato da quando i cosiddetti “mezzi” (come si usa da voi???) erano solo un Caronte, un po’ lento e ritardatario […]
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