Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “L’importante è finire” – Mina
Se fosse possibile descrivere in un solo colpo la sua vicenda, sarebbe bello poterlo fare con un gesto. Un suo gesto, quello di una mano che sinuosa accompagna una nota nella sua orbita aerea.
Ci sono personaggi ai quali il caso, per logiche impenetrabili, riserva una quantità di talenti del tutto anomala, ma che riescono incredibilmente a risultare vicini, tangibili nella loro più autentica umanità.
Mina ha mescolato con inarrivabile naturalezza le vicende tumultuose del suo privato alle straordinarie doti vocali, tracciando anche, come se ciò non fosse già abbastanza, una concezione di esibizione assolutamente inedita. Un fenomeno di costume che travalica i confini della canzone.
Mina diva, icona, Mina popolare. Una presenza familiare, eppure tanto sofisticata da risultare inaccessibile. Questo forse l’enigmatico paradosso che più si avvicina a descrivere una personalità come la sua.
Prima di lei, nessun interprete si era lanciato in una costruzione tanto personale della mimica e della gestualità. Le sue mani, armoniose nell’aria ad accompagnare ogni vocalizzo, sono scolpite nell’immaginario collettivo della canzone italiana. Le sue mani, fotogrammi in bianco e nero, come tasti d’un pianoforte, la corporeità e la melodia che si fondono.
Una sua interpretazione è un fugace dischiudersi di una dimensione altra.
La televisione come performance
Canzonissima, Sabato Sera, Milleluci, i capisaldi dello spettacolo dei decenni ’60 e ’70, con una Mina padrona di casa e conduttrice, vedono performance televisive di una qualità mai più eguagliata. Sketch, duetti, schegge di teatro insieme a nomi quali Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Walter Chiari, Marcello Mastroianni, un’infinità di artisti insieme ai quali la Mazzini dà prova di una presenza scenica incantatrice.
Una corporeità ironicamente sensuale, l’avanguardia della sua espressività catturata dalla telecamera, Mina è senza saperlo la quintessenza dell’arte performativa.
Dal punto di vista puramente musicale, il sodalizio con Mogol e Lucio Battisti è senza dubbio tra i più fortunati che potesse darsi. La vocalità di Mina non è mai esibita in virtuosismi tecnici autoriferiti, la dimensione intima è sempre profondamente percepibile.
Sono pochissimi i brani che coprono le tre ottave della sua estensione; tra questi l’indimenticabile Brava, scritta dal maestro Bruno Canfora, puro divertissement che alterna voce da usignolo e “trillo da uccellin”, eseguita nel 1968 anche al Rolf Harris Show, popolarissimo varietà della BBC.
Mina – Brava (Live at the BBC) – YouTube
La sua ultima apparizione televisiva racchiude a meraviglia i tratti di quella gestualità dirompente che l’ha eretta a pietra miliare dello spettacolo, ma questa volta con l’aggiunta di una carica erotica senza precedenti, che spinse addirittura il video ad essere censurato per diversi anni.
È la sigla conclusiva della trasmissione Mille e una luce del 1978: il brano Ancora, ancora, ancora di Cristiano Malgioglio accende il primo piano di due occhi neri, pesantemente truccati, mani graffianti, bocca protagonista…il suo volto, lei, è la performance.
Io ti chiedo il tuo corpo ancora ancora/ le tue braccia ancora/ di pigliarmi ancora/ fammi morire ancora.
Mina – Ancora, ancora, ancora HD (1978) – YouTube
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